«Per colpa del virus scrive Alessia non potrò sentire l'ultima campanella, non potrò rivivere in un attimo i cinque anni trascorsi a scuola, dietro quei banchi, in quelle aule, in quell'Aula Magna, in quel laboratorio di informatica. Per questo ho capito che il suono di quella campanella, io voglio sentirlo tutta la vita. Quando tornerò a scuola non starò dietro ai banchi, ma dalla parte opposta, dietro una cattedra per insegnare ai miei alunni l'importanza della cultura e l'amore per la conoscenza». E cos'altro può essere un pensiero del genere se non un atto d'amore per la tanto vituperata scuola, per i tanto bistrattati docenti, per questo sistema scolastico così sotto stress al tempo del Coronavirus? Attraverso parole disperse nel web, Alessia Bencini ricorda a tutti l'importanza originaria di un bene prezioso come quello della scuola e di tutti i soggetti che, a ogni titolo, vi giocano un ruolo: presidi, docenti, personale Ata, alunni, genitori. Insomma, tutti. In questi giorni di didattica a distanza e di incertezza per il futuro della scuola come sistema, Alessia ha deciso di scommettere su un mestiere difficile.
«Lo so spiega gli insegnanti sono sottovalutati, sottopagati e continuamente sotto esame». Ma l'amore per l'insegnamento è una folgorazione, una vocazione. «Se oggi sono quello che sono lo devo ai miei genitori, alla professoressa Silvia Bruni, che alle medie mi consigliò di iscrivermi al liceo classico, e a tutti i docenti con i quali ho avuto a che fare. Anche le cadute, gli anni difficili. Rifarei tutto. Perché solo quanto ti rialzi, riesci a capire il senso di quello che fai. E questa esperienza terribile che ci ha tenuti lontano dalle nostre classi, dai professori e dai compagni, io vorrò testimoniarla agli alunni di domani».
Per Alessia tra qualche mese si apriranno le porte dell'università (Lettere moderne). Non resta che augurarle ogni bene possibile.
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