Don Barone lascia i domiciliari
ma non può avvicinarsi alle vittime

Don Barone lascia i domiciliari ma non può avvicinarsi alle vittime
di Mary Liguori
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Martedì 22 Giugno 2021, 20:37 - Ultimo aggiornamento: 23 Giugno, 15:49

La Corte d’Appello di Napoli, che presiede il processo di secondo grado all’ex sacerdote Michele Barone, annulla gli arresti domiciliari nei confronti del religioso protagonista dello scandalo esorcismi e abusi a Casapesenna. Barone, condannato in primo grado a dodici anni per maltrattamenti su una tredicenne, abusi che si sarebbero consumati durante riti di esorcismo, non può però tornare a Casapesenna. I giudici hanno infatti sostituito la misura cautelare dei domiciliari con l’obbligo di dimora nel comune abruzzese in cui l’ex confessore dei vip si trovava ai domiciliari dal mese di marzo 2020 quando, in piena pandemia, lasciò il carcere. Ma non è tutto. La Corte d’Appello di Napoli ha anche disposto il divieto di avvicinamento alla vittima tredicenne e alle altre parti offese costituite al processo, vale a dire le due ragazze di vent’anni che accusano Barone di avere abusato di loro, vicenda per la quale, però, il tribunale di Santa Maria Capua Vetere mandò assolto il religioso. La modifica della misura era prevedibile. La Corte, nel maggio scorso, ha infatti respinto la richiesta di sospensione dei termini di custodia cautelare invocata dal pg Maria Cristina Gargiulo. Precedentemente, la difesa, rappresentata dall’avvocato Carlo De Stavola, aveva già presentato istanza per la misura alternativa. I termini di custodia sarebbero scaduti in agosto.

Come è noto, dopo l’arresto avvenuto nel febbraio del 2018, Barone finì in carcere con l’accusa di avere sottoposto una sua parrocchiana 13enne a rituali «medievali» di esorcismo, come li descrisse il gip che spiccò la clamorosa misura cautelare. Clamorosa perché Barone, fino a quel momento, era stato ospite fisso dei principali salotti tv nazionali, gestiva un imponente giro di pellegrinaggi verso Cracovia e Medjugorje e, proprio nella località mariana bosniaca, aveva amicizie importanti ed era legatissimo a due delle veggenti. Carismatico e potente, il sacerdote poi spretato da papa Francesco, aveva legami fino in Irlanda e contatti in Vaticano. Amico di soubrette e personaggi del mondo del calcio, finì in carcere anche con l’accusa di avere abusato sessualmente di due parrocchiane di vent’anni. Il processo, dibattuto a Santa Maria Capua Vetere, si concluse il 7 febbraio del 2020 con la condanna per i maltrattamenti sulla minore e l’assoluzione per gli stupri sulle ventenni. Nella stessa sede, furono condannati anche i genitori della ragazzina, ritenuti colpevoli di avere sottratto la figlia alle cure mediche di cui aveva bisogno per affidarla al prete. I due si giustificarono sostenendo che la ragazzina fosse indemoniata e che solo grazie a don Barone la sua condizione era migliorata.
 
Il processo di secondo grado è in corso dinanzi alla IV sezione della Corte d’Appello di Napoli. Le parti offese - avvocati Rossella Calabritto, Luigi Ferrandino, Rosario Cristiano e Claudia Sorrenti - hanno chiesto e ottenuto (come da procedura) la riescussione delle due ragazze. Saranno riascoltati anche i genitori della 13enne. Rappresentati dai penalisti Giuseppe Stellato e Carlo Taormina, la madre e il padre della ragazzina furono condannati a quattro anni e hanno perduto la responsabilità genitoriale sulla figlia su disposizione del tribunale dei minori di Napoli.

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