Giallo sugli alberi capitozzati in via Turati e piazzetta Commestibili. Ci risiamo. Ma questa volta con l'aggiunta di un piccolo mistero. Infatti l'assesore Massimiliano Marzo precisa che il Comune non ha fatto l'intervento: «Agiremo contro i responsabili una volta individuati». Ancora una volta il patrimonio verde della città viene maltrattato e ciò nonostante le potature selvagge degli anni passati abbiano comportato la morte o la sofferenza degli alberi che le avevano subite. Ne sono una testimonianza alcuni liriodendron, una tuia e i lecci di villetta Padre Pio, gli oleandri di viale Carlo III, l'albero di noce in via Barducci e tante altre piante in via Acquaviva, viale Lincoln, via Ricciardi e via Patturelli. Tutti tagliati in modo improprio, secondo gli agronomi, con strumenti assolutamente non idonei, che creano ferite nella pianta, impedendole di crescere e germogliare come dovrebbe. Un processo accelerato anche dallo stress termico, dalla siccità e dalle temperature anomale registrate negli ultimi mesi.
Le responsabilità non sono imputabili per la verità esclusivamente al Comune di Caserta.
«La responsabilità è anche dell'Ente fa notare Milena Biondo del Wwf se l'amministrazione avesse istituito, come da noi richiesto più volte, la Consulta del Verde, non assisteremmo più ad episodi simili. È fondamentale un organismo che, a livello istituzionale, abbia un'idea chiara e globale della cura del verde in città e intervenga in ogni strada. In più occorre aggiungere che gli alberi secchi o morti non vengono sostituiti e gli stalli continuano a rimanere vuoti con un abbrutimento del paesaggio urbano». Critico anche il presidente di Legambiente, Gianfranco Tozza, che chiama in causa il decreto ministeriale del 10 marzo 2020 che ha introdotto i criteri minimi ambientali: «Il verde è una infrastruttura e come tale va pianificata, progettata e curata. La manutenzione ordinaria andrebbe svolta in maniera costante così come l'inventario degli alberi proprio come stabilisce la normativa che disciplina il settore».
La capitozzatura, stando a quanto sostengono gli agronomi, sarebbe consentita solo in casi di emergenza «sempre più spesso invece spiegano i due tecnici che chiedono di rimanere anonimi viene adottata come prassi per allungare i tempi della potatura e risparmiare sui costi dell'intervento. Sagomare una pianta comporta infatti un dispendio di tempo e di denaro maggiore rispetto al taglio netto e per di più spesso questo viene effettuato anche con strumenti non adatti che non vengono disinfettati, ne consegue che se si interviene su una pianta malata e non si igienizzano gli arnesi, si facilita il propagarsi dei parassiti da un albero all'altro, condannandoli a morte certa. Sono pochi infatti quelli che sopravvivono alla capitozzatura, molti reagiscono sviluppando alla base del tronco, a volte anche direttamente dalla radice oppure in concomitanza delle cicatrici, dei polloni, vale a dire una sorta di rami che rappresentano un segnale di decadenza o uno sfogo della pianta». E intanto le associazioni ambientaliste invocano maggiori controlli in città e si preparano a depositare un esposto per quanto accaduto in via Turati e piazzetta Commestibili. «Un episodio che rimarcano con forza non può assolutamente passare inosservato».