Robot e raggi laser: il “futuro presente” della chirurgia mininvasiva in urologia

Nella fase della loro introduzione, nominarli riportava alla memoria i protagonisti delle battaglie interstellari dei cartoni animati degli anni ‘80. Sono invece, oggi, le armi potenti e diffuse nelle mani dei chirurghi che combattono contro le molteplici patologie urologiche. Dall’uso di robot presi in prestito dai progetti per le stazioni spaziali ai laser sempre più performanti: l’utilizzo di altissime tecnologie nella chirurgia urologica mininvasiva rappresenta, oggi, il presente nel trattamento della maggior parte delle patologie, in particolare per organi come prostata, vescica e reni. Solo nel 2019, in Italia, si sono effettuati oltre 23.800 interventi di chirurgia robotica. Fra i protagonisti di questa evoluzione inarrestabile c’è il da Vinci, un esempio positivo di come la tecnologia militare sia stata applicata in ambiti civili. 

Il da Vinci. Un robot per la chirurgia robotica mininvasiva dalla storia “spaziale”

Nato nella Silicon Valley nel 2000, come uno strumento capace di operare feriti da remoto nei teatri di guerra, sostituendo il chirurgo in tutti quei casi ove non ne fosse stata possibile la presenza, il robot da Vinci venne pensato anche per l’uso nello spazio, laddove gli astronauti avessero avuto necessità di interventi chirurgici sulla luna o nelle basi spaziali. Entrambe le applicazioni, tuttavia, non hanno avuto seguito e hanno lasciato il passo a uno sviluppo della tecnologia con applicazioni prevalentemente in ambito civile, in particolare nei settori della chirurgia urologia e ginecologica. A differenza della chirurgia videoassistita, qui il chirurgo è, per la maggior parte del tempo dell’intervento, lontano dal campo operatorio: le mani dell’operatore, infatti, sono collegate a una consolle e i suoi occhi puntati su un grande monitor: i bracci robotici si muovono in armonia con i movimenti delle mani generando una sintesi perfetta fra la competenza umana e la precisione robotica.

Oggi in Italia il macchinario è in rapida diffusione e, da qualche mese, è operativo presso l’Aurelia Hospital di Roma. Qui il prof. Franco Gaboardi, centinaia di interventi eseguiti con il da Vinci e primo in Italia, nel 2004, a utilizzare questa tecnologia, opera come esperto a fianco del team del CUMI, il Centro di chirurgia urologica mininvasiva dell’Aurelia Hospital diretto dal dott. Alessio Zuccalà. “La chirurgia robotica non è più la chirurgia del futuro, ma del presente – afferma Gaboardi – e ha dimostrato di offrire vantaggi straordinari. Sebbene non tutti gli interventi necessitino di questo tipo di applicazione, in molti ambiti, primi fra tutti quelli della chirurgia del cancro alla prostata e della patologia oncologica renale, i risultati per il paziente sono decisamente più che positivi: riduzione del dolore, minor perdita di sangue durante l’intervento, accorciamento dei tempi di dimissione e un più veloce ritorno alle normali attività. Ma, in particolare nel campo del tumore della prostata, i vantaggi si registrano anche e soprattutto nella riduzione degli effetti collaterali postchirurgici: la chirurgia robotica mininvasiva può evitare problemi relativi alla continenza e alla perdita di potenza sessuale rispetto ad altre forme di intervento che, pur curando il tumore, prevedono per il paziente tempi di recupero maggiori.”. 

Il laser ad olmio: i vantaggi indiscussi per l’intervento sulla patologia urologica

Il laser si è affermato come uno fra gli strumenti più utili a disposizione dell’urologo nella chirurgia mininvasiva. Il laser ad olmio, in particolare, è un laser che produce un’energia di potenza tale da consentire l’incisione e lo scollamento del tessuto adenomatoso dalla capsula prostatica in maniera molto accurata e precisa, con il risultato di ridurre al minimo trauma e sanguinamento, consentendo un rapido recupero. È un laser dalla straordinaria potenza ma con scarsa penetrazione nei tessuti: ciò lo rende particolarmente efficace e sicuro poiché consente una visione dettagliata delle strutture anatomiche e, di conseguenza, una estrema precisione dell’atto chirurgico. Nell’IPB, l’Iperplasia Prostatica benigna – un problema che affligge il 5-10% degli uomini dopo i 40 anni e oltre l'80% dopo i 70 e 80 anni, e che può avere un forte impatto sugli aspetti psicologici e sulla la vita privata del paziente – la chirurgia con laser ad olmio consente di risolvere il problema in tempi brevissimi, con dimissioni anche a 24-48 ore dall’intervento e una più rapida guarigione dei tessuti.

Rispetto a scenari terapeutici invasivi – come ricorda il dottor Zuccalà, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia dell’Aurelia Hospital e di Clinica Città di Roma, e centro HoLEP di riferimento per il Lazio – le nuove tecnologie laser, quali l’HoLEP, offrono vantaggi oggi irrinunciabili per il chirurgo e per il paziente: la mininvasività dell’intervento comporta una degenza ospedaliera post-operatoria spesso ridotta a 24 ore, la soluzione dei problemi di sanguinamento (l’energia pulsata consente un’incisione precisa ed esangue), la relativa eliminazione di trattamenti trasfusionali e l’assenza di rischi per quei pazienti con cardiopatie e con problemi di coagulazione. In particolare, l’Holep permette di affrontare adenomi prostatici anche di notevoli dimensioni, come approvato dalle linee guida internazionali. Anche per quanto riguarda i calcoli uretrali, il laser ad olmio rappresenta un metodo di prima scelta. L’intervento, definito litotrissia laser endoscopica per via ureteroscopica, consiste in una procedura endoscopica che non richiede incisioni e vede percentuali di successo pari quasi al 100%. Un fascio laser di energia termica elimina rapidamente e con la massima precisione l’ostruzione, frammentando i calcoli renali. La procedura è, così, estremamente sicura, con una forte riduzione dei tempi operatori e, quindi, dei rischi ad essa correlati.”.

L’importanza della prevenzione nelle patologie urologiche maschili. Una cultura della salute che va potenziata

Il 30 ottobre, presso l’Aurelia Hospital di Roma, oltre 120 uomini over 45 hanno partecipato al primo dei tre open day dedicati alla prevenzione urologica maschile. L’opportunità di usufruire di una serie di controlli gratuiti sarà replicata il 27 novembre e l’11 dicembre. Tre giornate in cui, gratuitamente, per ogni paziente verranno effettuate visita, test PSA ed ecografia renale, prostatica e vescicale. Un’iniziativa che ha registrato uno straordinario numero di adesioni: a due ore dal lancio della comunicazione dell’evento sui social network, i posti disponibili si sono esauriti. Una tale reazione del pubblico, per un’esperienza di visita che sconta ancora molti pregiudizi, evidenzia la presenza di una forte domanda di prevenzione, quella maschile, che è evidentemente diffusa ma che non è ancora, ad oggi, sufficientemente supportata da eventi e campagne di sensibilizzazione adeguate. Lo stesso Zuccalà sottolinea come “in gran parte dei casi, chi arriva agli open day non si è mai sottoposto a una visita urologica. Per le donne si lavora da più di cinquant’anni sulla cultura della prevenzione. Va sottolineato il dato che un uomo su otto potrà sviluppare, nel corso della sua vita, un tumore della prostata. Stesso rapporto del tumore alla mammella nelle donne. Per la popolazione maschile, tuttavia, sono ancora troppo pochi gli eventi dedicati alla prevenzione e all’informazione: gli open day come il nostro rappresentano un’occasione preziosa per invitare gli uomini, in particolare quelli over 45, ad effettuare controlli periodici sulla propria salute e a diventare parte attiva nella costruzione di una cultura della prevenzione maschile realmente diffusa”. 

Per saperne di più http://www.aureliahospital.com/