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di Enzo Vitale

Scruteremo il cosmo dalle miniere della Sardegna

Il fisico dell'Infn Michele Punturo
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Mercoledì 8 Maggio 2019, 21:45 - Ultimo aggiornamento: 23:17
Dalle viscere della Terra estraevano zinco, stagno e galena. Ma quei minatori sardi ignoravano che molto tempo prima, a centinaia di milioni di anni luce dalla Terra, due stelle di neutroni si erano fuse originando una kilonova. In quella distante e remota zona dell’Universo i due astri avevano dato vita a una miniera ben più preziosa di quella in cui scavavano loro: lassù c’erano platino, oro e diamanti.
E adesso, dopo la scoperta delle onde gravitazionali attraverso gli interferometri Ligo e Virgo, gli scienziati guardano molto più avanti. Allo studio c’è l’Einstein Telescope, una macchina di nuova generazione che permetterà di osservare un volume di universo mille volte più grande di quello raggiungibile dai rivelatori attuali. Nel mondo si dovrà scegliere tra due siti. L’Italia ha proposto l’area delle miniere dismesse di Sos Enattos a Lula, paesino in provincia di Nuoro. Il referente nazionale del progetto è il fisico Michele Punturo.

Einstein Telescope, ET per gli amici, è il progetto di un osservatorio di onde gravitazionali di terza generazione con bracci di dieci chilometri. Sarà uno strumento sotterraneo e adotterà ottiche mantenute a temperature bassissime.

Per il sito di ET si è candidata la Sardegna che ha messo ha disposizione l'area delle miniere di Sos Enattos a Lula, un centro in provincia di Nuoro. L'isola ha tutte le caratteristiche in regola in quanto ha peculiarità uniche in Italia e probabilmente in Europa. Geologicamente è molto quieta, con una bassissima, quasi nulla, attività sismica. La regione di Lula, poi, ha pochi abitanti. Caratteristiche entrambe importanti per realizzare un’infrastruttura a bassissimo rumore ambientale, che permetta all’osservatorio ET di “ascoltare” le onde gravitazionali a bassa frequenza. A contrapporsi all'isola dei nuraghi c'è il cosiddetto nel Limburgo, nella regione di confine fra Olanda, Belgio e Germania».

Ma torniamo a ET. «La nuova macchina -ci spiega proprio Michele- potrà osservare il momento in cui un buco nero disperde la sua energia in eccesso in onde gravitazionali. Ci fornirà informazioni sulla natura di questi corpi e ci dirà se la Relatività generale di Einstein è la teoria giusta per descriverli. La sua sensibilità permetterà di rivelare buchi neri più massicci, fino a migliaia di masse solari, e lo farà fino a distanze cosmologiche. Questo ci permetterà di vedere i buchi neri primordiali, cioè quelli creati nella fase iniziale dell’Universo, seguendo l’evoluzione della loro popolazione lungo l’espansione dell’Universo stesso».
Insomma avremo l’albero genealogico di quei buchi neri supermassicci di cui l’esperimento Event Horizon Telescope (EHT) ha da poco pubblicato un’immagine ritenuta la foto del secolo. Anzi del millennio.

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