Tendenza Latella
di Maria Latella

Per capire l'Europa parlate con i ragazzi italiani che l'hanno scelta

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Giovedì 5 Dicembre 2013, 13:42
Domenica scorsa, al V-day di Genova, Beppe Grillo ha toccato un argomento importante per migliaia e migliaia di famiglie italiane. "Non vogliamo che i nostri figli siano costretti a lasciare l'Italia per cercare lavoro" ha scandito dal palco di piazza della Vittoria. La questione e'seria, ma puo'essere posta anche in un modo diverso. Io per esempio la porrei cosi: "Vogliamo che i nostri figli vivano e lavorino dove ci sono per loro migliori opportunita'. Ma vogliamo che queste opportunita' siano offerte anche in Italia". Di questo si e'discusso ieri a Bruxelles e se ne parlera'anche oggi, alle 17, all'Istituto italiano di cultura nel dibattito "Cervelli in fuga e talenti alla riscossa". A questi incontri partecipano centinaia di italiani che studiano o lavorano in Belgio. Perche'se e' vero che oggi l'Europa e'oggetto di molte e molto fondate accuse e recriminazioni, e'anche vero che per i ragazzi italiani studiare o lavorare in Europa e'una realta' positiva, da cui trarre non piagnistei, ma vantaggi. Basta ascoltarli, questi ragazzi, come sta facendo da due giorni qui a Bruxelles la deputata del Pd Alessia Mosca e come faremo questo pomeriggio con la stessa Mosca, il direttore dell'IIc Federiga Bindi, Federica Gramegna e il compositore e chitarrista Giacomo Lariccia. Il punto, si diceva, non e'lamentarsi perche'i nostri figli lavorano all'estero: e'un vantaggio, non un limite. Imparano a confrontarsi con culture spesso piu'meritocratiche della nostra (non ci vuole molto). Imparano a rispettare le regole, cosa che in Italia e'un dettaglio anche per tanti genitori. Imparano l'inglese, il tedesco, il francese, cosa che li aiutera'per la vita. Il punto e': quando decidono di voler tornare, il loro Paese offre loro la possibilita' di farlo a condizioni di stipendio e di carriera che non siano penalizzanti? Per ora la risposta e' no. Ed e'su questo che si deve, assolutamente si deve, intervenire. Al momento esiste solo un tentativo che va in questa direzione, la legge 238, la cosiddetta "rientro dei cervelli" . Nel 2010 fu firmata da molti parlamentari a cominciare da Enrico Letta, dall'attuale ministro Maurizio Lupi, da Barbara Saltamartini e, appunto, da Alessia Mosca. Una legge votata all'unanimita' e utilizzata gia' da cinquemila italiani, piu'donne che uomini, tutti sotto i 42 anni. Ieri sera, a Bruxelles, al primo degli incontri dedicati ai ragazzi che studiano e lavorano in Belgio, si sono presentati in tanti. Raccontavano di essere contenti di cogliere le opportunita' che qui ci sono. Tornare in Italia e' nei loro programmi, ma non subito. Sono consapevoli del privilegio di una formazione internazionale. Per ora sono studenti a Bruges, funzionari della commissione europea, giovani dipendenti di studi legali o di aziende che hanno sede a Bruxelles. "La Fabbrica dei talenti, il progetto al quale sto lavorando, punta proprio a far capire che il mercato del lavoro ormai e'extra-nazionale - spiega la deputata Alessia Mosca - In Belgio, a Berlino, a Londra, si ritrovano per lavorare ragazzi di tutte le nazionalita' e questo rende quelle citta' piu'interessanti, piu'appetibili. A Milano si fa fatica ad avere lo stesso mix". Gli studenti stranieri a Milano o a Roma non arrivano perche' pochi sono i corsi di laurea in inglese e molte le assurde barriere d'ingresso che ostacolano l'ingresso di cervelli. D'altra parte, quali prospettive professionali si offrono, al momento, ai giovani talenti italiani e non? Sono curiosa di partecipare al dibattito di stasera a Bruxelles. E di certo ne riparleremo.
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