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di Gloria Satta

Su Pablo Escobar si girano tre film: il cinema sempre stregato dal crimine

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Domenica 7 Luglio 2013, 16:15
La cattura del narcotrafficante Roberto Pannunzi, soprannominato “l’Escobar italiano”, e alcuni vostri commenti mi spingono a parlare del criminale colombiano, re della droga, ucciso nel 1993. Per raccontarvi che su di lui sono in cantiere ben tre film. Il più interessante, a occhio, mi pare “Paradise Lost” che sarà interpretato da Benicio Del Toro e diretto da un italiano: Andrea Di Stefano, attore di livello, alle prese ora con questo progetto internazionale. Poi vedremo “Killing Pablo” ispirato all’avvincente libro-reportage (io l’ho letto tutto d’un fiato) dell’americano Marc Bowden sulla caccia al re dei narcos, che sullo schermo verrà resuscitato dall’attore venezuelano Edgar Ramirez. Il terzo film sarà interpretato da Oscar Isaac (protagonista della nuova commedia dei Coen “Inside Llewyn Davis”) e diretto da Brad Furman. Il cinema, dunque, continua a ispirarsi al grande crimine. Niente di nuovo: i gangster movie hanno segnato l’epoca d’oro di Hollywood e ancora oggi il filone “noir” non si è esaurito (io adoro Michael Mann, e voi?). I grandi fuorilegge, dal bandito Giuliano a Vallanzasca, da Scarface ai cattivi ragazzi di Scorsese, hanno sempre eccitato la fantasia di sceneggiatori e registi, attratto il pubblico e in molti casi scatenato polemiche. C’è chi considera blasfemo, o quantomeno inappropriato, dedicare un film ad un criminale perché si rischia di glorificarlo. Si discute di questo da quando esiste il cinema e la mia opinione è che non esistono argomenti tabù: va giudicato il modo di affrontarli e il risultato cinematografico. Si può fare un bellissimo film su un bandito senza trasformarlo in eroe mentre, al contrario, il desiderio di condanna può generare un pessimo lavoro. Voi cosa pensate? Vi piacciono i gangster al cinema? Aspetto con ansia i vostri contributi alla discussione.
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