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di Gloria Satta

Sara Tommasi nuda nella fontana riaccende il dibattito sui paparazzi

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Giovedì 27 Giugno 2013, 10:22
Sollecitata dai vostri commenti sulle foto di Sara Tommasi, scattate dal grande Barillari, affronto l’argomento paparazzi. Il termine, come molti sanno, venne inventato da Fellini: un personaggio della Dolce vita, interpretato da Walter Santesso, fa il fotografo e si chiama Paparazzo. Il regista si era ispirato e un paio di professionisti in azione in quegli anni ruggenti: Tazio Secchiaroli e Marcello Geppetti. Da allora “paparazzi” indica in maniera dispregiativa i fotografi a caccia di celebrità. Che oggi sono una presenza fissa della società, e non potrebbe essere altrimenti: viviamo in funzione delle immagini che hanno creato un mercato dai profitti incalcolabili. La tecnologia aiuta. Chiunque di noi, armato di smartphone, può trasformarsi in paparazzo. Alzi la mano chi, magari al ristorante, ha resistito alla tentazione di “beccare” il vip seduto al tavolo vicino… Il fatto che chiunque (personaggi famosi ma anche no) sia vittima potenziale di uno scatto rubato continua ad alimentare un dibattito infinito. Fino a che punto è lecito fotografare la vita degli altri, occasioni pubbliche e segreti compresi? Dal gossip alla cronaca nera, la storia è piena di casi estremi: Lady Diana morta durante un inseguimento da parte dei paparazzi, la storiaccia di scatti & ricatti che ha mandato in galera Fabrizio Corona, gli scoop piccanti effettuati nella villa sarda di Berlusconi, per non parlare della povera Claudia Pandolfi, trascinata dall’auto di un fotografo a caccia di indiscrezioni. In attesa dei vostri commenti, vi dico come la penso. Rispetto i fotografi e il loro lavoro, che spesso è durissimo. Sono convinta che un’immagine (una a caso: l’attentatore di Palazzo Chigi e la sua vittima, entrambi stesi sul selciato) a volte documenti la realtà più di mille articoli. Sono appassionatamente dalla parte dei paparazzi svillaneggiati da vip e vippetti che dimenticano di esistere e guadagnare proprio grazie al loro lavoro. E spesso, molto spesso, non esitano a chiamarli per finire in copertina. Il gossip fa parte della nostra epoca e, consumato in dosi ragionevoli, può perfino documentarla. Il limite è rappresentato da decenza, etica, leggi ad hoc, buon senso: niente voyeurismo gratuito, no alle immagini dei minori o a quelle che offendono la sensibilità di chi viene ripreso e chi guarda. Il volto sfigurato di Gheddafi morto ha un valore storico, la foto della vittima di un incidente stradale è una mancanza di rispetto nei confronti del dolore e della privacy. Una volta a finire “beccati” nella Roma by night erano Ava Gardner, Frank Sinatra, Liz Taylor. Oggi bisogna accontentarsi di una tipa più o meno famosa che si butta nuda in una fontana con l’esatto proposito di finire sui giornali. E il nostro Barillari, oggi come ieri, ancora una volta è arrivato primo confermando la sua fama di King dei paparazzi.
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