Superstar
di Gloria Satta

Pino Daniele, un gigante rimasto fedele alle sue radici

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Lunedì 5 Gennaio 2015, 10:01
La morte prematura e improvvisa di Pino Daniele è uno choc per tutti. L’avevamo visto solo qualche giorno fa, in tv, tra i protagonisti del gala di Capodanno in diretta da Courmayeur. Lo ascoltavamo con gioia da oltre un trentennio: piaceva ai sessantenni come ai ragazzini. Era un gigante. Cantava in napoletano eppure la sua musica era internazionale e non tramonterà mai: Pino ha dimostrato che la fedeltà alle radici non è espressione di “località” ma garanzia di universalità. Era legatissimo alla sua Napoli, che descriveva senza sconti e senza retorica. “Nisciuno sape com’è fatta Napoli”, diceva, nessuno sa com’è fatta Napoli ma tutti pretendono di raccontarla attraverso i luoghi comuni. E lui, della sua città, dei vicoli in cui era cresciuto, aveva saputo catturare i colori, i sapori, le influenze assorbite nei secoli dando vita a una musica “contaminata”, arricchita, multiforme. Dai “bassi” all’Olympia di Parigi, fino all’Apollo Theater di New York e ai duetti con Eric Clapton, Pino aveva portato il suo sound nel mondo. La morte di Daniele è un brutto colpo per la cultura italiana. Io voglio ricordare con voi il “mascalzone latino”, l’uomo in blues, il musicista che cantava “Jo so’ pazzo”. E vi chiedo di condividere sul blog le vostre emozioni, i vostri ricordi legati alle sue canzoni. Vi aspetto!
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