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di Gloria Satta

Niente premi a Cannes, ma i nostri film piacciono al mondo intero

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Martedì 26 Maggio 2015, 20:31
Appena tornata da Cannes, mentre la polemica impazza, vorrei discutere con voi il tema che in queste ora sembra appassionare gli italiani: perché i nostri film non sono stati premiati a Cannes. Premetto che mi dispiace molto, perché tutti e tre i film in concorso (ricordiamoli: “Mia madre” di Nanni Moretti, “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone e “Youth- la giovinezza” di Paolo Sorrentino) erano di altissimo livello. Molto diversi uno dall’altro, testimoniano la varietà e la vitalità del nostro cinema. Volete saperla tutta? Io la Palma d’oro l’avrei data proprio al film di Sorrentino: a uno stile personalissimo, rigoroso e felicemente spiazzante, unisce una profondità di temi (vecchiaia, rapporto padri-figli, desiderio, creazione artistica) che emozionano nel profondo. Ma l’Italia è rimasta a bocca asciutta. Perché? La risposta che mi sento di darvi scavalca qualunque dietrologia, illazione maliziosa, teoria complottistica. La giuria, semplicemente, non ha capito quanto erano belli i nostri film. Succede. Spesso. A Venezia, l’anno scorso, è stato lasciato fuori dal palmarès il magnifico “Birdman” che avrebbe poi fatto incetta di Oscar. Io, che nel 2012 ho avuto l’onore e la gioia di far parte di una giuria molto importante del Festival di Cannes (quella che attribuisce la Caméra d’or, cioè il premio alla migliore opera prima di tutte le sezioni), posso assicurarvi che il lavoro dei giurati si svolge nella più totale libertà e indipendenza. In quindici giorni non abbiamo visto nessuno dei capi del Festival. E nessuno ci ha tirato per la giacchetta, nemmeno indirettamente, perché premiassimo questo o quel film. Abbiamo premiato “Re della terra selvaggia” perché era il film che ci era piaciuto di più dei 25 in competizione per la Caméra d’or. Non c’è altro da aggiungere. Chi va a un Festival deve mettere nel conto anche la bocciatura, come ha intelligentemente osservato Sorrentino. Fa parte delle regole del gioco. Il vero successo di un film si misura non da un premio, che lascia il tempo che trova, ma dal gradimento del pubblico e dall’attenzione internazionale. E per i nostri tre concorrenti (che stanno andando forte al botteghino) Cannes ha rappresentato una passerella formidabile, che li ha segnalati al mondo intero. Ovazioni, critiche entusiastiche, distributori stranieri in fila. Conta questo. Ancora una volta mi sento d’accordo con Sorrentino: il patriottismo improvviso che ha accompagnato la bocciatura di Cannes è fuori luogo, addirittura patetico. Il cinema italiano ha perso un premio, ma ha guadagnato considerazione e visibilità planetaria. Domani il mondo avrà dimenticato la mancata Palma d’oro ma i nostri tre film rimarranno nella storia del cinema. Vi pare poco?
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