Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti

Two vincitors is megl che one

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Mercoledì 12 Marzo 2014, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 02:28

«L'ultimo turno-thriller del Sei Nazioni rovinato dalla programmazione televisiva» tuona il columnist Tom Hamilton dal sito Espnscrum. Il super sabato davanti alla tv che chiude il Sei Nazioni inizia con Inghilterra-Italia, prosegue con Galles-Scozia e termina con Francia-Irlanda. Se gli inglesi battono gli azzurri (miracoli comunque graditi) poi dovranno attendere l'ultimo match per sapere se avranno vinto il Torneo perché Irlanda e Francia hanno entrambe la possibilità di conquistarlo: pochissime la Francia, moltissime l'Irlanda avvantaggiata sull'Inghilterra da una forte, per quanto non marziana, differenza punti fatti/subiti. «Che sciagura far giocare le partite una dopo l'altra, si falsa lo spirito dei confronti: meglio il passato quando i match erano in contemporanea, ma ormai è la tv a dettare legge». Non l'avesse mai detto: i lettori l'hanno seppellito di contumelie: «E già, meglio vedere un solo match in diretta e gli altri in differita? Ma che stai a di', caro Tom? Guai a chi tocca il supersabato davanti allo schermo». I lettori hanno ragione, niente è meglio di un match in diretta. Stop. E gli ascolti sono altissimi: 15 milioni l'anno scorso solo in UK. Ma ci sarebbe un banale sistema per salvare suspance e programmazione tv: cancellare la differenza punti fatti/subiti introdotta nel 1993, a 110 anni dalla prima edizione del Torneo che per tutto quel tempo era sopravvissuto meravigliosamente. L'idea nacque per dare visibilità allo sponsor: ecco qua una bella coppa con tanti nastri sventolanti e ben griffati. Una coppa, un solo vincitore: ergo serve un criterio per selezionarlo, ergo la differenza punti fatti/subiti. Ecco come buttare alle ortiche oltre un secolo di tradizione. E che, non valevano più niente le vittorie ex aequo? Non valeva più niente una vittoria anche se non c'era da alzare una coppa bruttarella. No, addio. E alle ortiche anche quella concezione dello sport da parte di chi l'ha reinventato, gli anglosassoni, ovvero che la vittoria ha molti aspetti e che può pure essere condivisa. Questa mancanza di discriminanti era una formidabile e affascinante carta in mano al Torneo che si differenziava così da tutto il resto: magnifico il 1973, tutti vincitori o tutti ultimi. Che importava: le partite erano state come sempre battaglie durissime, gli stadi al completo, gli ascolti in tv altissimi. E non c'era bisogno si scervellarsi facendo addizioni e sottrazioni da pitocchi. Di danni, la novità del 1993, ne ha combinati parecchi: nel 2001 l'Inghilterra fu costretta ad alzare la coppa pochi minuti dopo essere stata annientata dall'Irlanda. Un funerale più che una premiazione.

E nel 2007 la Francia giocò sapendo di quanti punti doveva vincere sulla Scozia per portare a casa la Coppa. L'ultrasecolare spirito del Torneo di nuovo sotto i tacchetti. Insomma, sabato, ci sarà un solo vincitore e quindi una sola festa, mentre in passato ce ne sarebbero state due, ugualmente bellissime. E gli organizzatori del Torneo non sarebbero stati costretti a fare una copia della coppa per spedirne un trofeo a Roma e uno a Parigi. Chi alzerà una coppa farlocca?

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