«L'ultimo turno-thriller del Sei Nazioni rovinato dalla programmazione televisiva» tuona il columnist Tom Hamilton dal sito Espnscrum. Il super sabato davanti alla tv che chiude il Sei Nazioni inizia con Inghilterra-Italia, prosegue con Galles-Scozia e termina con Francia-Irlanda. Se gli inglesi battono gli azzurri (miracoli comunque graditi) poi dovranno attendere l'ultimo match per sapere se avranno vinto il Torneo perché Irlanda e Francia hanno entrambe la possibilità di conquistarlo: pochissime la Francia, moltissime l'Irlanda avvantaggiata sull'Inghilterra da una forte, per quanto non marziana, differenza punti fatti/subiti. «Che sciagura far giocare le partite una dopo l'altra, si falsa lo spirito dei confronti: meglio il passato quando i match erano in contemporanea, ma ormai è la tv a dettare legge». Non l'avesse mai detto: i lettori l'hanno seppellito di contumelie: «E già, meglio vedere un solo match in diretta e gli altri in differita? Ma che stai a di', caro Tom? Guai a chi tocca il supersabato davanti allo schermo». I lettori hanno ragione, niente è meglio di un match in diretta. Stop. E gli ascolti sono altissimi: 15 milioni l'anno scorso solo in UK. Ma ci sarebbe un banale sistema per salvare suspance e programmazione tv: cancellare la differenza punti fatti/subiti introdotta nel 1993, a 110 anni dalla prima edizione del Torneo che per tutto quel tempo era sopravvissuto meravigliosamente. L'idea nacque per dare visibilità allo sponsor: ecco qua una bella coppa con tanti nastri sventolanti e ben griffati. Una coppa, un solo vincitore: ergo serve un criterio per selezionarlo, ergo la differenza punti fatti/subiti. Ecco come buttare alle ortiche oltre un secolo di tradizione. E che, non valevano più niente le vittorie ex aequo? Non valeva più niente una vittoria anche se non c'era da alzare una coppa bruttarella. No, addio. E alle ortiche anche quella concezione dello sport da parte di chi l'ha reinventato, gli anglosassoni, ovvero che la vittoria ha molti aspetti e che può pure essere condivisa. Questa mancanza di discriminanti era una formidabile e affascinante carta in mano al Torneo che si differenziava così da tutto il resto: magnifico il 1973, tutti vincitori o tutti ultimi. Che importava: le partite erano state come sempre battaglie durissime, gli stadi al completo, gli ascolti in tv altissimi. E non c'era bisogno si scervellarsi facendo addizioni e sottrazioni da pitocchi. Di danni, la novità del 1993, ne ha combinati parecchi: nel 2001 l'Inghilterra fu costretta ad alzare la coppa pochi minuti dopo essere stata annientata dall'Irlanda. Un funerale più che una premiazione.
Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti
Two vincitors is megl che one
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Mercoledì 12 Marzo 2014, 21:36 - Ultimo aggiornamento: 23 Marzo, 02:28
E nel 2007 la Francia giocò sapendo di quanti punti doveva vincere sulla Scozia per portare a casa la Coppa. L'ultrasecolare spirito del Torneo di nuovo sotto i tacchetti. Insomma, sabato, ci sarà un solo vincitore e quindi una sola festa, mentre in passato ce ne sarebbero state due, ugualmente bellissime. E gli organizzatori del Torneo non sarebbero stati costretti a fare una copia della coppa per spedirne un trofeo a Roma e uno a Parigi. Chi alzerà una coppa farlocca?
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