Paolo Ricci Bitti
Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti

Sei Nazioni, tante sconfitte, ma meritiamo lo stesso il Paradiso del rugby

Sei Nazioni, tante sconfitte, ma meritiamo lo stesso il Paradiso del rugby
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 9 Febbraio 2019, 14:26 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:31
Alla fine di questa ventesima edizione del Sei Nazioni, noi italiani, ultimissimi invitati, potremmo contare 12 vittorie e un pareggio in 100 partite, peraltro rispettando i pronostici che ci sono puntualmente infausti nel Torneo più antico e affascinante del mondo.

Ebbene, in questo scenario, che in Italia condannerebbe ogni altro sport all'oblio più amaro, grazie al match odierno con il Galles e a quelli prossimi con Irlanda e Francia, arriveranno a Roma almeno 140mila fedeli che faranno ricche e allegre la capitale e la Federazione Rugby, l'unica che si guadagna con le proprie forze il 94% del proprio budget: insomma, alle finanze statali non costa quasi nulla.  E "zero" è la spesa per l'ordine pubblico, che nella palla ovale non serve mai anche se calano sul Foro italico 12mila fedeli inglesi. 

Intanto, nella stagione più dura per gli azzurri, alla 18ª sconfitta consecutiva, un gruppo del calibro di Cattolica Assicurazioni ha deciso di legarsi alla nazionale per sette anni. E ora anche Honda si è aggiunta ai sostenitori dei rugbysti italiani che prepareranno il Mondiale autunnale in Giappone con lunghi ritiri estivi a Pergine Valsugana, ospiti di Trentino Marketing e Apt «perché - ripetono i manager di queste realtà - abbinare i nostri nomi agli azzurri permette di trasmettere entusiasmo e di lanciare messaggi venati di valori positivi quali lealtà, coraggio, rispetto delle regole e mutuo soccorso».

Mettiamola così: il Sei Nazioni è un club privato riservato appunto alle sei migliori squadre europee e non v'è dubbio che l'Italia sia meritatamente fra queste, per quanto la più debole sia per carenza secolare di tradizione sia per errori di gestione che si sta cercando di rimediare. A ogni modo la Scozia,  non ci fosse stata l'ammissione dell'Italia,  dal 2000 ad oggi sarebbe a quota 15 vittorie nel Torneo restato a cinque nazioni.

E a novembre, per azzerare ogni incertezza, gli azzurri hanno battuto facilmente la Georgia, candidata, molto ma molto in teoria, a sostituirci.

Ma allora vale la pena giocare in questo Torneo anche se in campo si perde così tanto? Ognuno la pensi come crede: nessuno è obbligato a cantare Mameli all'Olimpico o a partecipare alle feste di Edimburgo o Dublino, nessuno deve mettersi a contare le decine di migliaia di bambine e bambini che in questi anni, sulla scia del Torneo, hanno cominciato a placcare, a fare meta, a rispettare gli avversari e gli arbitri. Ignorate pure i ragazzoni dell'Under 20, ottavi al mondo, e le azzurre, addirittura settime. 

A chi tuttavia conosce il rugby è noto che senza il Sei Nazioni la palla ovale italiana sarebbe rimbalzata definitivamente in fondo all'ultimo colonnino delle "brevi" delle pagine sportive. "Pof", sparita.

Allora avanti: Achille forse non può raggiungere la tartaruga, ma qualche volta le arriverà molto vicino.
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