Rugby Side
di Paolo Ricci Bitti

 Rugby World Cup, da Dominguez al ritorno dell'uomo d'acciaio, Alessandro Zanni, con tante scuse per il ritardo

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Sabato 24 Ottobre 2015, 15:49
Mi scuso per il ritardo, innanzitutto con Alessandro Zanni, ma quella copia di Midi Olympique del 12 ottobre si era nascosta in mezzo a mille altri ritagli di giornali nel frenetico andirivieni richiesto da questa ennesima coppa del mondo al di là della Manica. Adesso ridiamo a Zanni quello che è di Zanni perché lì, nella squadra ideale allestita dai cronisti del giallo ebdomadario “Midol” dopo gli ultimi match delle poule iniziali, la maglia numero 8 è assegnata proprio a lui, l’uomo di acciaio di Udine che il giorno prima aveva segnato una bella meta alla Romania. Le altre terze linee sono O’Brien dell’Irlanda e Fardy dell’Australia, dietro si legge di Foley e Milner-Skudder e, davanti di Toner e Montoya, per non stare a qui a citarli tutti. Beh, un azzurro (peraltro l’unico durante questi mondiali) nel XV ideale del giornalone francese è una bella soddisfazione che di sicuro alleggerirà un po’ il bilancio complessivo dell’Italia scritto in rosso cupo in cui comunque Zanni figura tra i promossi pur non essendosi espresso che – parere personale – al 70% per cento delle sue potenzialità. “Ale”, 31 anni, altresì detto il custode della palestra per la dedizione con cui la terza linea del Benetton Treviso suda da sempre agli attrezzi, ci ha infatti abituato a prestazioni mai sotto l’8 di valutazione. Polmoni inesauribili, placcaggi devastanti, perfetto in touche e, infine, mani sopraffine per duettare dalla base del pack con l’altro gigante azzurro dalle mani d’oro, Sergio Parisse. Ecco, il ritorno di Zanni in nazionale, dopo due stagioni funestate da gravi infortuni a iniziare da quello al ginocchio sinistro che gli ha probabilmente precluso contratti in Inghilterra, è una di quelle notizie che mettono di buon umore. E’ che ci si era abituati talmente a vederlo sempre in campo che la sua assenza innescava subito forte malinconia: dei suoi 94 caps nelle ultime undici stagioni, la terza linea ne ha infatti infilati 58 consecutivi da titolare. Un record mondiale. E adesso Midi Olympique ne attesta il ritorno ad alto livello. Sì, perché essere selezionati da Midol vale come una laurea. In tempi felici, quando i giudizi non erano frettolosamente legati a un tweet ma al postino che ti recapitava, con almeno una settimana di ritardo, la preziosa copia del periodico francese (e per quelli neozelandesi il ritardo era di un mese), il valore di un giocatore si costruiva poco a poco, assemblando pareri illuminati, comparandoli, soppesandoli. Un processo logico non per tutti e non solo perché allora non ci si poteva avventurare nel web potendo contare, massimo della tecnologia concessa a partire dagli anni 80, su rare videocassette vhs che ci si spediva fra amici fidati dopo che avevano attraversato mari e oceani. E conquistare una notizia in breve sul giornale era un’impresa, non come adesso che qui on line posso andare avanti, io come mille altri, a scrivere all’infinito ciò che mi passa per la testa. Molto prima dell’avvento del web, il grande saggio del rugby italiano, il milanese Lino Maffi (che peccato non incrociarlo più ai match della nazionale) diceva che cominciava a tenere in considerazione un giocatore quando lo vedeva apparire almeno tre volte di fila nel XV ideale di Midi Olympique. E solo allora partivano telefonate a tecnici transalpini sulla cui amicizia e competenza si poteva contare senza fare neppure un clic. Maffi è uno che così ha scoperto, senza averlo mai visto giocare dal vivo, un certo Diego Dominguez, convincendolo a vestire l’azzurro. Ancora complimenti, Alessandro, e scusa per il ritardo.
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