Marco Conti
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di Marco Conti

Cresce il nervosismo del Pd
per i surplace di Conte
ma presto i nodi
verranno al pettine

Cresce il nervosismo del Pd per i surplace di Conte ma presto i nodi verranno al pettine
di Marco Conti
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Venerdì 16 Ottobre 2020, 15:14 - Ultimo aggiornamento: 15:16

ROMA Il Pd di Nicola Zingaretti è sull’orlo di una crisi di nervi per come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte guida il governo. Il “no” di Italia Viva sulla riforma che introdurrebbe il voto ai diciottenni, è l’ultimo di una lunga serie. I dem chiedono a Conte un chiarimento, ma il premier teme che l’apertura di una fase di verifica possa risolversi in un rimpasto della squadra di governo, e quindi cerca di rinviare. 

Il problema è che di rinvio in rinvio anche le misure anti-Covid entrano nel frullatore con il Pd che fatica a spiegare perché il presidente della regione Campania, il dem De Luca, abbia chiuso le scuole quando il Segretario del Pd Nicola Zingaretti da settimane sostiene che gli istituti scolastici sono l’ultima cosa da chiudere. 

Il rischio che le regioni vadano in ordine sparso è reale e non può non preoccupare i dem che cercano di spingere Conte ad accelerare i tempi e ad assumere la regia per contrastare più efficacemente la crisi pandemica. Ma la clessidra di palazzo Chigi segue il fuso del M5S, partito dilaniato e alla vigilia di una sorta di congresso che potrebbe avere ripercussioni sulla tenuta della maggioranza.

Nei rinvii di Conte c’è tanta cautela.

E il timore che un incidente in Parlamento possa far cadere il  castello di carte che non porterebbe al volto anticipato ma ad un altro governo, spinge il premier a galleggiare seguendo l’andreottiano motto secondo il quale è meglio tirare a campare che tirare le cuoia.  Ma i nodi stanno venendo al pettine proprio mentre viene meno l’argomento dell’Italia più brava di altri ad affrontare il virus. Distribuzione dei fondi del Recovery, Mes, manovra di bilancio e misure per frenare la pandemia, potrebbero trasformarsi in bucce di banana. Soprattutto ora che persino Matteo Salvini ha smesso di invocare le elezioni.

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