Quest'America
di Anna Guaita

La nuova frontiera della cretinaggine: i selfie con gli orsi

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Giovedì 30 Ottobre 2014, 18:10
 

Qualcuno spero vorrà spiegarmi perché la moda dei selfie fa fare alla gente incredibili stupidate. Proprio in questi giorni leggo che le guardie forestali del Parco “Taylor Creek” sulle rive del Lago Tahoe, in California, hanno dovuto ammonire gli escursionisti di non farsi dei selfie con gli orsi. “Ci siamo trovati in situazioni in cui vere folle di visitatori corrono verso gli orsi per scattare un selfie” lamenta la portavoce Lisa Herron.

E’ vero, potremmo perversamente abbracciare il principio della selezione naturale, che qui si applicherà con la sconfitta dei più cretini, e cioé degli umani che pensano che un orso bruno nelle foreste della California sia da trattare alla stregua di un fragile e timido daino. Ma dopotutto preferirei che – per quanto cretini – gli umani non fossero attaccati e (come minimo) seriamente feriti da questi bestioni.

Vari lettori di questo blog hanno avuto esperienza della natura in America. E alcuni la conoscono molto meglio di me (parlo a lei Peaeye!) Tuttavia anche io ho avuto vari incontri con gli orsi, nel corso delle escursioni che ho fatto con mio marito e il nostro cane. Il primo l’abbiamo incontrato nel New Jersey. Avevamo allora accanto il nostro primo spinone, Clio. Pure lei capì che si trattava di una situazione tesa. Fu sufficiente che le mormorassimo uno “shhhhh!” e si piantò accanto a noi, immobile. Restammo vari minuti fermi sul sentiero, mentre nel folto l'orso si cibava di mirtilli. Era un orso sazio, tranquillo, eppure avremmo rischiato se ci fossimo avvicinati troppo. Un’altra volta, nei boschi del Maine, sempre con Clio, vedemmo un cucciolo arrampicato su un albero. Lui vide noi, e si fece cadere a terra per scappare nella direzione opposta alla nostra. Ben sapendo cosa si rischia se ci si trova fra una mamma orsa e il suo cucciolo, ce la demmo a gambe anche noi. In senso inverso ovviamente. E anche allora Clio ci seguì, passo dopo passo, tutti in silenzio, verso valle.

La terza volta fu lungo l’Appalachian Trail, nel nord ovest del Connecticut: ne vedemmo due correre verso la cima del monte, impegnati in un gioco fra di loro. Da quel momento in poi, come insegnano le guardie forestali, continuammo la nostra escursione, ma facendo un gran rumore, usando il fischietto, battendo le mani. Gli orsi – quelli neri, più piccoli e meno aggressivi tipici nell’est degli Usa – tendono a tenersi lontani da presenze rumorose e ingombranti. In quell’occasione ci fu compagno lungo il trail un altro escursionista, che ci sopraggiunse, con i suoi tre rumorosissimi cani labrador. Insomma eravamo una bella comitiva: tre umani, quattro cani, e potevamo star tranquilli.

In questi incontri, non solo non ci siamo sognati di avvicinarci all’animale, ma abbiamo obbedito alla lettera alle istruzioni delle guardie forestali. E questo non solo per noi, per non farci aggredire e ferire, ma per l’orso stesso: la forestale dovrebbe catturare un animale che sia stato pericoloso per i visitatori di un parco nazionale e nella maggior parte dei casi dovrebbero anche abbatterlo.

Dunque questi cretini che corrono a fotografarsi per mettere la loro immagine con l’orso su Instagram o su FB sono da condannare due volte: prima di tutto espongono se stessi ad attacchi pericolosissimi, dolorosi e potenzialmente mortali (avete mai visto le unghie della zampa di un orso?). Ma in secondo luogo espongono anche il povero animale a un’esecuzione immeritata.

Gli orsi del parco in questione sono numerosi in questa stagione, perché corrono a pescare i salmoni kokanee, che stanno tornando al luogo di nascita per deporre le uova. Per gli orsi, è un banchetto sopraffino. Disturbarli in un momento del genere è davvero da irresponsabili.Per un selfie, poi!

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