Quest'America
di Anna Guaita

 E' sufficiente insegnare a un uomo a pescare?

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Lunedì 16 Giugno 2014, 17:46
 



   C’è un proverbio attribuito (pare erroneamente) a Confucio, che sostiene: “Date a un uomo un pesce e mangerà un giorno. Insegnategli a pescare e mangerà tutta la vita”. E’ un proverbio che piace molto in America, dove è ancora forte la convinzione che per “farcela” sia sufficiente avere l’istruzione e la volontà.

   Di recente una storia ci ha fatto credere che l’insegnamento sia davvero valido e che dovrebbe essere lo strumento con cui la società potrebbe riscattare dalla povertà milioni di persone. La storia tuttavia non ha avuto il lieto fine che ci si aspettava.

   La scorsa estate un giovane programmatore informatico newyorchese ha fatto una pubblica scommessa: avrebbe insegnato a un senzatetto la scienza della programmazione e lo avrebbe aiutato a rientrare a testa alta nella società.

   Il ventitreenne Patrick McConlogue aveva fatto amicizia con un senzatetto, Leo Grand, che incontrava ogni mattina andando al lavoro. Grand viveva sui marciapiedi, lungo la West Side Highway di Manhattan. Parlandoci, Patrick si era reso conto che era un individuo sveglio, e così gli ha fatto una proposta: ti dò subito cento dollari, e ne fai quel che vuoi, oppure ti insegno a programmare e ti aiuto e trovarti un lavoro. Grand scelse la seconda offerta.

   McConlogue dette al senzatetto un piccolo laptop, un modello un po’ vecchiotto ma solido e adatto alla bisogna. Gli dette tre libri di programmazione e ogni mattina lo incontrava per dargli una lezione di un’ora. Non sempre è andato tutto liscissimo: è capitato che Grand è stato arrestato per vagabondaggio, e Patrick – non riuscendo a rintracciarlo - credeva di averlo perso per sempre.

   Ma alla fine, lo scorso dicembre, Leo Grand ha presentato la sua fatica: una app per mettere in contatto persone che hanno bisogno di un passaggio in automobile. L’app, adatta sia alla piattaforma Apple che Android si chiama Trees For Cars. E’ semplice: immaginate che il signor Smith debba andare da New York a Filadelfia, ma vorrebbe dividere con qualcuno la spesa della benzina e la noia del viaggio. Ecco che Smith offre un passaggio sull’app. E se Mr. Brown, che deve anche lui andare a Filadelfia, trova l’orario, la data, l’automobile ecc, di suo gradimento, può rispondere positivamente. Se tutti e due si accettano vicendevolmente, il gioco è fatto.

   L’app ha avuto immediato successo: nell’arco di poco tempo ne sono state vendute 15 mila, al prezzo di 99 centesimi. Pagati Apple e Android, a Grand sono andati 10 mila dollari. Non certo una cifra spettacolare, ma la prova che con lo studio e gli strumenti del caso, si può salvare un senzatetto e reintrodurlo produttivamente nella società.

   O no?

   Il progetto umanitario di Patrick è andato a cozzare contro un problema per il quale non era preparato: chi è senzatetto da tanto tempo, non riesce a reinserirsi facilmente nella società solo perché può guadagnare dei soldi. Grand ad esempio non ha voluto aprire un conto in banca. Ogni volta che Patrick ce lo accompagna, si fa prendere dal panico e si blocca. Mitchell Netburn, che dirige l’associazione umanitaria Project Renewal, dedicata a aiutare i senzatetto a diventare membri produttivi della società, ha spiegato che quando un individuo vive per strada a lungo, “accumula varie paranoie”. Ad esempio, molti hanno paura del “sistema”, credono che li voglia controllare e in definitiva mettere in prigione. Altri – come pare sia il caso di Grand – si vergognano di non poter offrire alla banca tutti i documenti del caso: indirizzo, carta di identità, il numero della sicurezza sociale (un numero che qui negli Usa si deve sempre comunicare, come da noi si comunica il codice fiscale).

   Un totale fallimento allora? Non esattamente. Grand ci ha preso gusto a fare il programmatore e sta perfezionandosi, e una scuola di New York gli ha offerto una borsa di studio. Patrick continua a seguirlo, ed è diventato un suo vero amico. E gli ha fatto un’altra proposta: se entro un anno Grand non riesce ad aprire un conto in banca, tutti i soldi che guadagnerà con le sue app verranno versati nel conto di un rifugio per senzatetto, così Grand stesso potrà trovarvi una camera, e stare al riparo, senza perdere il suo bisogno di anonimato.

   Quanto al detto pseudo-confuciano? Forse va aggiornato, per tenere presente la vastità del problema e le sue componenti psicologiche. Non basta insegnare a pescare, bisogna insegnare anche le “social skills”, le “competenze sociali”. Ma se è difficile insegnarle a un singolo senzatetto, per di più intelligente e volenteroso, qual è la strada giusta per aiutare migliaia e migliaia di senzatetto a recuperare un posto nella società e la dignità?
                  

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