Quest'America
di Anna Guaita

 Alci, zecche, boschi e cambiamenti climatici

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Martedì 3 Febbraio 2015, 23:22
  Nelle nostre esplorazioni dei boschi dei New England e del Canada, è capitato varie volte che mio marito e io, e il nostro cane, abbiamo incontrato un alce (abbiamo incontrato anche orsi, volpi, serpenti, procioni, tacchini selvatici, aquile, conigli, castori, ecc. ma questa è un’altra storia). Gli alci sono animali buffi, strani, affascinanti. Ad esempio, è importante non guardarli negli occhi perché crederebbero che li stai sfidando. Ricordo che nel New Hampshire un cacciatore ci disse che sono anche “cretini”, perché “in estate si mettono sulla strada, per fuggire agli insetti dei boschi”. Per questo gli scontri automobilisti-alci sono abbastanza frequenti (sarebbero anche evitabili, tant’è che a noi è capitato di vederli e siamo sempre riusciti a frenare per tempo, semplicemente perché stavamo rispettando il limite di velocità). Ma questa storia degli alci “cretini” non l’ho mai bevuta: perché cretini se cercano giustamente sollievo dalle zecche e dai moscerini? Mi sembra che la loro sia una preoccupazione seria. Difatti, adesso uno studio della National Wild Life Federation ci rivela che negli Stati del New England, e soprattutto nel Maine e nel New Hampshire, c’è stato un crollo della popolazione degli alci causato dal moltiplicarsi delle zecche: dal 1997 a oggi metà degli alci sono scomparsi, indeboliti da queste succhiasangue. Sembrerebbe una di quelle storie locali di scarso interesse internazionale, se non fosse che le zecche sono diventate tante e tanto potenti come conseguenza dei cambiamenti climatici. Nonostante in questi giorni possa apparire difficile da credersi – considerate le temperature polari che stiamo soffrendo – gli inverni nel nord degli Usa e nel sud del Canada non sono più rigidi come una volta. E quindi le larve delle zecche sopravvivono in quantità molto maggiore. Ed ecco che nei nostri amatissimi boschi le zecche sono milioni, forse miliardi, e sono forti e assatanate. E gli alci ne pagano lo scotto. Aggrediti da questi vampiri, si indeboliscono e sono loro a non ruscire a resistere più ai rigori invernali. L’associazione “Union of Concerned Scientists” ci dipinge un quadro anche peggiore: entro il 2050 la quantità di neve che cadrà sugli Stati del New England diminuirà di circa il 50 per cento. Le zecche se ne avvantaggerano. E gli alci soffriranno ancor di più. Difatti già da ora le autorità hanno diminuito fortemente i permessi di caccia. Lo scorso anno il numero di alci morti per debolezza da attacchi parassitari è stato del 30 per cento superiore all’anno precedente. Se continua così, di permessi di caccia presto non ce ne saranno più. Nel frattempo, le passeggiate nei boschi sono diventate un percorso accidentato anche per gli umani. Una percentuale compresa fra il 25 e il 50 per cento delle zecche è portatrice della malattia di Lyme (che prende il nome dalla omonima cittadina nel Connecticut, uno Stato del New England, dove la malattia venne identificata per la prima volta negli anni Settanta). Il rischio di essere aggrediti da questi orribili insetti è aumentato tantissimo negli ultimi anni. Non ho bisogno di scienziati per garantirvelo: essendo appassionati escursionisti, da qualche anno dobbiamo seguire precauzioni noiose e non sempre efficaci. Anche in estate bisogna indossare calzini, e infilare i pantaloni dentro i calzini in modo che le zecche non ci salgano lungo le gambe. Bisogna infilare le magliette dentro la cintura dei pantaloni, vestirsi di chiaro in modo da evidenziare eventuali insetti che ci camminano addosso e possibilmente indossare un cappellino. E comunque la sera farsi una doccia, e lavarsi i capelli percorrendo la cute millimetro per millimetro. Lo stesso vale per il nostro povero cane, da pettinare con i pettini a denti strettissimi che una volta si usavano per i pidocchi, con santa pazienza (nostra e sua). Anche le medicine antizecca infatti funzionano fino a un certo punto. Le vigliacche hanno imparato ad attaccarsi negli stinchi dei cani, dove non ci sono strati di grasso in cui si sia potuto depositare il medicinale che le ucciderebbe. E non c’è gita che non finisca con qualche zecca da strappare, nonostante le precauzioni. Non era così una volta. Ma una volta, la neve era tanta, il freddo intenso durava mesi non settimane, in inverno le zecche morivano e solo poche larve sopravvivevano, e in primavera camminare fra l’erba e gli alberi non era un percorso a rischio per noi, i nostri cani e i poveri alci.
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