MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Vacanze tristi per il Cavallino, la SF16-H ha toccato il fondo

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Giovedì 4 Agosto 2016, 05:28
Una corsa grigia e l’altra rossa. A dispetto del colore, molto più emozionante la prima. Nel gran premio di casa, sotto gli occhi del gran capo della Daimler Dieter Zetsche, la Mercedes trionfa per la dodicesima volta in questa stagione. Se non fosse stato per lo scontro fratricida di Barcellona, la pista dove la vittoria sembrava più facile, sarebbe stato bottino pieno. A passare per primo sotto la bandiera a scacchi non è l’idolo locale Rosberg che scattava dalla pole, ma il suo compagno di squadra, il campione del mondo Hamilton che allunga in classifica e, prima della pausa estiva, mette una seria ipoteca sul suo terzo titolo di fila.

Il britannico, infatti, riesce a salire per la sesta volta sul gradino più alto del podio nelle ultime sette gare e porta il vantaggio in classifica a 19 punti (217 contro i 198 di Nico). Per la Ferrari, numeri alla mano, è notte fonda, ma la sensazione è che non può continuare così e nelle rimanenti nove gare, se la fortuna tornerà amica, qualche soddisfazione arriverà. Vettel e Raikkonen, quinto e sesto al traguardo, in casa del nemico dipingono una performance anonima, mai in lotta per le prime posizioni e questa volta nemmeno mai in battaglia per insidiare le Red Bull, cosa che era puntualmente avvenuta nelle ultime gare quando la SF16-H non era riuscita a salire sul podio. Il bilancio è fallimentare soprattutto rispetto alle aspettative, gli obiettivi imposti erano decisamente troppo elevati.

Pensare di contendere il Mondiale alle Frecce d’Argento si è rivelato un sogno, ma anche conservare il ruolo di seconda forza non è affatto una passeggiata. Con il doppio podio di ieri (Ricciardo ha preceduto Verstappen), infatti, la Red Bull ha messo a segno il sorpasso nella classifica Costruttori (256 punti contro 242) e in quella Piloti i due ferraristi sono schiacciati fra Daniel e Max, quest’ultimo in grande rimonta. Nel GP di Germania, forse per la prima volta quest’anno, non c’è stato nulla da recriminare: nessun incidente, nessuna toccata, nessuna debacle nelle qualifiche che ha compromesso il ritmo di gara. Le due Rosse sono partite in terza fila e in corsa non sono riuscite a tenere il passo delle Mercedes e quello delle Red Bull.

I piloti, soprattutto Vettel, iniziano ad essere abbattuti, quasi scoraggiati. Il tedesco nel suo secondo anno a Maranello era certo di fare meglio delle tre vittorie centrate nel 2015 e lottare per l’iride. È evidente che il Cavallino durante l’anno non è riuscito a migliorare e per questo c’è stato anche il cambio della guida tecnica. Che la fortuna non aiuti, però, è confermato dai distacchi che non sono più imbarazzanti che in passato: Seb è arrivato a 32 secondi da Lewis, ad aprile in Cina aveva chiuso a 37 da Nico passando però secondo sotto la bandiera a scacchi.

Arrivabene, con la solita franchezza, ha ammesso che a Maranello sanno bene quali sono i problemi dell’auto; i piloti, con lo sguardo spento, hanno invece genericamente parlato di mancanza di grip: la vettura scivola e non riesce ad essere veloce. L’impressione, o forse la speranza, è che a Spa e Monza, due piste da leggenda, qualcosa cambierà anche se per coltivare sogni di gloria bisogna iniziare a pensare alla futura stagione. Anche Nico Rosberg sembra andato in crisi, ha sbagliato la seconda partenza di fila scattando dalla pole e questa volta, complice la sua squadra ai box, non è riuscito ad avere la meglio delle Red Bull ormai sempre più in palla.
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