Gli altri hanno accettato la sfida di “rinviare” in attesa che la situazione si chiarisca e si possano ipotizzare nuove date. Allo stato attuale sarebbero da rimpiazzare, in un calendario nel quale si correrebbe quasi tutte le domeniche, Bahrain, Cina, Vietnam, Olanda, Spagna, Azerbaijan e Canada programmato per il 14 giugno ed ultimo a gettare la spugna. Due settimane dopo ci sarebbe da fare la scampagnata a Le Castellet, ma è poco dire che è appeso ad un filo: la Francia ha cancellato il Tour a luglio, difficile che dia il via libera ai bolidi. Nei giorni scorsi si sono espressi sul tema due pezzi da novanta ed entrambi, in modo chiaramente vago perché della situazione non c’è certezza, hanno ipotizzato lo spegnimento del primo semaforo a luglio: Ross Brawn di Liberty Media (e già alla Ferrari di Montezemolo, Schumacher e Todt) e Mattia Binotto, attuale team principal di Maranello.
Il primo GP di luglio è Zeltweg, in Austria, e potrebbe essere una buona occasione in quanto il nemico invisibile non si è molto accanito contro quel paese ed il circuito è di proprietà del boss della Red Bull che, pur di vedere sfrecciare le sue auto, sembra sarebbe disposto a correre anche a porte chiuse, rinunciando all’incasso. Dopo c’è Silverstone e l’Ungheria prima della pausa estiva che potrebbe dare altro tempo per mettere alle corde la pandemia. Le ipotesi fatta da Brown è tuttavia ottimistica perché ipotizza un Mondiale a 19 gran premi, in pratica verrebbero recuperati quasi tutti.
Si parla di voli charter che trasporterebbero tutto il circo con il personale schedato e controllato dal punto di vista sanitario. Per assegnare il titolo, il regolamento Fia prevede almeno otto gare. Ma c’è necessità di farne molte di più perché senza spettacolo ai piccoli team manca liquidità e le squadre dei grandi costruttori devono fare i conti con la crisi del mercato. Unica eccezione la Ferrari.
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