Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Missili dei ribelli dello Yemen sulla F1. Paura sul paddock, ma si corre e la Ferrari di Leclerc mette in fila tutti

L'esplosione in un sito della Aramco a Jeddah in Arabia, non lontano dal circuito di Formula 1
di Giorgio Ursicino
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Sabato 26 Marzo 2022, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 14:22

In un paddock non poco “infastidito” e molto preoccupato per le colonne di fumo nero causate dagli attentati, la F1 prepara il suo secondo gran premio a soli 5 giorni dallo show iniziale del Bahrain. Ancora una volta in poco tempo, in concomitanza con un evento di risonanza planetaria, i ribelli Houthi dello Yemen hanno sferrato un attacco missilistico ad un sito della Aramco, la gigantesca compagnia petrolifera del regno saudita che è uno dei più grandi estrattori di greggio del mondo. L’esplosione che, visto il materiale nel mirino, ha causato un vigoroso incendio con una nube che ha oscurato il cielo, è avvenuta ad una ventina di chilometri dall’autodromo, nelle vicinanze dell’aeroporto. A dare qualche preoccupazione in più c’è il fatto che l’azienda di idrocarburi è uno dei principali sponsor della corsa casalinga e dell’intero circo della velocità.

I terroristi hanno rivendicato l’azione e le autorità saudite si sono limitate a confermare, sostenendo però che la situazione è sotto controllo e che lo spettacolo va avanti. Stefano Domenicali, numero uno sul campo di Liberty, e il neo presidente della Federazione Mohammed Ben Sulayem che è nato nel Golfo hanno coinvolto piloti e team manager informandoli nel dettaglio di cosa stesse accadendo con riunioni plenarie prima e dopo la seconda sessione di prove libere. Le forze di sicurezza del Regno sostengono che non ci sono rischi e che la situazione e sotto totale controllo, quindi gli organizzatori hanno confermato il programma. «Siamo tutti qui, siamo al sicuro, si corre», ha dichiarato il manager italiano.

A rendere più complessa la situazione ci sono le immagini di un mese di feroci combattimenti in Ucraina che sicuramente hanno colpito tutti quanti, specialmente in Europa dove c’è anche il dramma dei profughi. L’atmosfera ai box non è ideale, la concentrazione difficile da mantenere. Gli unici capaci a staccare del tutto la spina sono i piloti, mentalmente strutturati a pensare solo a guidare quando abbassano le visiera del casco. Come ha fatto vedere Sakhir, la lotta è su tre canali, ma le gerarchie, almeno per il momento, sono ribaltate rispetto al recente passato. Su un tracciato non poco diverso da quello della scorsa settimana, la pista cittadina più veloce del mondo alla folle media di quasi 250 km/h, la monoposto più in forma è sempre la Ferrari.

Non era affatto scontato che fosse così. Anzi alcune doti attribuite alla F1-75 finora potevano far pensare che il layout di Jeddah fosse meno adatto di Sakhir.

Così non è stato. E ciò rende ancora più euforici in ottica campionato dove la duttilità è considerata un’arma fondamentale. Per quello che può contare il venerdì, Leclerc è stato il più rapido sia il pomeriggio che la sera dimostrando una forma personale ed un feeling con la Rossa veramente invidiabile. Dietro a Charles, nella seconda sessione, si è piazzato il solito Verstappen, poi Sainz, Perez e le due Frecce d’Argento con Sua Maestà davanti di un soffio al giovane Russel. I due della Red Bull e Carlos hanno ottenuto la prestazione con le gomme medie gialle, tutti gli altri con le rosse morbide.

Il predestinato e lo spagnolo, a dimostrazione che sentono la macchina in pugno e si sentono di spingere, hanno entrambi baciato i muretti e, anche se le auto sono rientrate da sole ai box, hanno dovuto rinunciare alla simulazione gara nei minuti finali. Un aspetto non del tutto banale con il format attuale dove tutto è schedulato e non è facile recuperare il tempo perso. La Ferrari ha mostrato equilibrio e velocità anche su un circuito tanto rapido. La Red Bull, invece, è apparsa consistente in assetto da gara, con Max un filo infastidito per aver dovuto abortire ben due giri con i pneumatici più adatti.

Crea qualche preoccupazione la situazione motori con il nuovo ruolo che si è ritagliato la Honda. Questa volta è stata l’Alpha Tauri di Yuki Tsunoda ad aver avuto un guasto alla power unit giapponese mentre viaggiava in sesta marcia. Un po’ tutti hanno sofferto di “graining” alle Pirelli, un fenomeno che potrebbe penalizzare la durata e spingere i team a optare per le due soste. La Mercedes, in attesa di importanti sviluppi attesi al rientri in Europa, ad Imola o al massimo a Barcellona, continua a lavorare sugli assetti per limitare il fastidioso problema del “proposing”, il saltellamento.

Il fenomeno, ormai si sa, si innesca alle alte velocità e su una pista tanto rapida potrebbe essere disastroso. A vedere quanto arranca la W13 nell’avanzare farebbe pensare che siamo ancora lontani da una soluzione, però i tempi dei due britannici non sono affatto disastrosi con Lewis a meno di mezzo secondo dalla vetta. E sembra che il distacco sia ancora inferiore sul passo gara. Non male anche la McLaren, l’Alpine e l’Alfa Romeo che sono riuscite a piazzare rispettivamente Norris, Ocon e Bottas nella top ten con distacchi inferiori al secondo sulla seconda pista più lunga di tutto il Mondiale.

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