Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Melbourne, la nuova F1: la Ferrari vola, la Red Bull arranca, la Mercedes sprofonda

La Ferrari di Leclerc a Melbourne
di Giorgio Ursicino
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Sabato 9 Aprile 2022, 08:07 - Ultimo aggiornamento: 10 Aprile, 06:38

Terza gara della stagione. Il circuito, ancora una volta, è diverso, ma il film non cambia di un fotogramma. E sembra un mondo rovesciato rispetto a qualche mese fa, quando Mercedes e Red Bull se le davano di santa ragione, viaggiando su un’orbita inarrivabile dagli avversari. Il tempo che passa e i tracciati che si susseguono spingono sempre più ad abbozzare le nuove gerarchie. D’altra parte Mattia Binotto, già a Barcellona, aveva dichiarato che servivano 4 o 5 gare per abbozzare un giudizio credibile. Una meta che si avvicina alla velocità di F1. Ieri, su una pista di Albert Park sostanzialmente rivista e resa più veloce rispetto a due anni fa, sia il cronometro, sia l’andamento del lavoro ai box, hanno confermato quanto visto finora. La Ferrari c’è, è rapida e docile. E soprattutto prevedibile e facile da mettere a punto, partendo dall’ottima base impostata dai simulatori di Maranello.

Un vantaggio non di poco conto in un Circus che va sempre più veloce e quindi continua a tagliare il tempo riservato alla pista. La Rossa è un gattone ben addestrato che, come mette le ruote a terra, dà il meglio di sé, dando sicurezza ai piloti che sono sempre più autoritari. Charles e Carlos hanno messo tutti in fila con facilità nelle prime prove libere (lo spagnolo mezzo secondo più fulmineo del “predestinato”), mentre nella seconda si è confermato Leclerc, mentre Sainz ha rinunciato ad un secondo giro veloce. Così è stato scavalcato dal solito Verstappen che cerca di domare una Red Bull valida sì, ma ancora un po’ bizzosa. In poche parole, Max, Newey, Horner e tutto lo squadrone dei bibitari devono impegnarsi a fondo prima di tirare fuori l’olio giusto dalla complessa monoposto.

Ma non è affatto detto che non arrivano, perché il pilota ha un talento smisurato e la R18 una stoffa pregiata, anche se per ora richiede un certosino lavoro di messa punto. Lavoro quasi del tutto inutile per la squadra regina dell’ultimo decennio la cui W13 ha problemi più ingenti che quelli di taratura.

Le Frecce sono così estreme da apparire ingestibili. E, spesso, ribaltare l’assetto si trasforma nel passo del gambero. Lewis, che da quando è in Mercedes (quest’anno sono dieci anni), non hai mai vissuto un periodo così travagliato, ha lo sguardo un po’ perso, anche se ha ormai capito che servono sviluppi importanti per raddrizzare la situazione. Nelle prime libere aveva acchiappato un settimo tempo, ma nelle seconde, sia lui che il giovane compagno Russel, sono rimasti fuori dai dieci. Se non fosse la Mercedes avremmo già sentenziato di pensare al prossimo anno.

I tecnici della squadra tedesca lottano con il problema del saltellamento e devono combattere con l’altezza da terra per limitare l’inconveniente. Il risultato è che non lavora bene il fondo, strategico per queste vetture. Con poco effetto suolo non si può spingere nei curvoni (a meno di non utilizzare ali come spazzaneve che poi ti inchiodano sul dritto) e le Pirelli non raggiungono la “finestra di utilizzo”. Il cane si morde la coda. Un disastro. Altra notte di lavoro in sede agli antipodi, ma le speranze di tirare fuori il ragno dal buco sono praticamente nulle. Nel finale della seconda sessione, come è consuetudine, si sono simulate le condizioni di gara, ma più per vedere il passo con il pieno che l’usura dei pneumatici che richiederebbe un tempo maggiore.

Anche in questo esercizio c’è stato un duello Leclerc-Verstappen, con l’olandese volante quasi sugli stessi tempi del monegasco. Il comportamento è sempre il solito, come a Jeddah: Red Bull meglio sul dritto, Ferrari autorevole sul guidato. «La vettura di Maranello è davanti - ha dichiarato con la solita freddezza super Max - ma siamo andati nella direzione giusta e, man mano, il gap si è ridotto. Domani e, soprattutto, domenica vedremo. Le variabili sono molte, anche se la Ferrari mi sembra ottima in tutte le condizioni». Sorpresa, ma non troppo, l’Alpine di Fernando Alonso che, quando sente aria di podio, si esalta. Quarto tempo, dietro al connazionale vestito di rosso.

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