Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

L'auto tedesca si prepara a rispondere, Elon Musk sta costruendo una grande Gigafactory a Berlino

La cancelliera Merkel illustra le meraviglie di un'auto tedesca a Vladimir Putin
di Giorgio Ursicino
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Domenica 13 Dicembre 2020, 17:24 - Ultimo aggiornamento: 16 Dicembre, 21:52

L’industria dell’auto tedesca è in fermento. Troppo strategico il cambio di scenario per il paese che ha il comparto motoristico più importante del mondo e, da solo, genera diversi punti di Pil continentale. I potenti costruttori di Germania questa leadership planetaria non hanno alcuna intenzione di mollarla. Anzi, in un momento in cui la mobilità sostenibile sta per decollare, generando business per migliaia di miliardi, vogliono rafforzarla. Ma si trovano costretti a cambiare in fretta paradigma e a sconvolgere, ripensandoli, i loro approcci e gli imponenti apparati industriali che hanno alle spalle.

A rendere l’atmosfera più viva contribuiscono due nuovi player che, nel tradizionale settore automotive dello scorso secolo, non c’erano e quindi sono più difficili da “marcare”. Uno è la Cina con la quale, tutto sommato, si può anche convivere perché è un grande mercato che garantisce sbocco vitale alla tecnologia premium di Berlino. L’altro è Elon Musk, un tipo più difficile a cui prendere le misure perché si muove come un incursore, usa armi anticonvenzionali e, per di più, è anche un visionario. Addirittura un inventore. Come lo imbrigli uno del genere? È un po’ come smazzare le vecchie carte ad un gioco tutto nuovo.

Per prendere la temperatura a Re Mida bisogna fare i controlli più quotidiani dei tamponi, la sua forza innovativa si insinua contagiosa più del virus. Difficile mettersi a parlare di auto con uno che si lascia distrarre dalle performance del suo ultimo razzo e racconta di passeggiate su Marte come se fosse andare a prendere un caffè. E la mattina si sveglia come se, dal punto di vista della capitalizzazione, la sua azienda avesse acquisito un costruttore di qualche milione di veicoli l’anno. Radio Nasdaq dice che l’azione Tesla ha sfiorato i 650 dollari durante le contrattazioni, incrementando del 650% il valore da inizio anno, sfondando il tetto di 610 miliardi di dollari.

Fra qualche giorno entrerà, in un solo colpo, nel prestigioso S&P 500 e l’indice potrebbe subire uno scossone: non c’è mai stato l’ingresso di una società con tanto valore. Ulteriore boost potrebbe arrivare dal rating di Goldman Sachs che ha alzato il target price addirittura a 780 dollari. Se ciò dovesse avvenire, il signor Tesla avrà buttato già dalla poltrona di uomo più ricco del mondo Jeff Bezos di Amazon. In un’atmosfera del genere non ci sono stati scossoni all’annuncio di un ennesimo aumento di capitale (5 miliardi). Intanto Musk continua a stupire con le sue mosse personali. Dopo essere emigrato dal Sudafrica alla California che gli ha dato fortuna e gloria, ora cambia di nuovo.

Ha venduto tutte le proprietà nel Far West (la sede di Tesla resta sempre a Palo Alto e la prima fabbrica a Fremont), dice di voler andare in Texas dove c’è il quartier generale di SpaceX e dove sta costruendo un’altra Gigafactory di vetture.

Intanto passa diverso tempo in Germania dove sta costruendo lo stabilimento più avanzato d’Europa (produrrà anche batterie) con una capacità di mezzo milione di unità l’anno. La cancelliera Merkel non si è certo lasciata sfuggire l’occasione di ospitare sul suo territorio (è un riconoscimento reciproco) il “futuro” portando in un paese già ricco fatturato e posti di lavoro.

I costruttori di casa, però, un po’ di gelosia la devono incassare perché il genio ha immediatamente intuito che per avere il timbro di massima qualità dell’automotive non serve bazzicare Palo Alto e nemmeno Detroit, ma il cuore del paese che ha inventato l’auto. Nella locomotiva d’Europa ci sono giri di valzer anche fra i colossi tedeschi. Dal primo gennaio il numero uno della BMW Zipse, che pochi giorni fa ha presentato la Next Generation della casa di Monaco, assumerà la guida dei costruttori europei (Acea). Cambi della guardia annunciati anche a Stoccarda dove il Ceo Ola Kallenius ha confermato sia il suo piano “Ambition 2039” che l’investimento di 70 miliardi per i prossimi 5 anni, in gran parte riservati alle auto Mercedes per la transizione ecologica.

Mentre l’assemblea degli azionisti, il prossimo 31 marzo, dovrà ratificare tre nuovi membri del Consiglio di Sorveglianza proposti dallo stesso Cds. In più, il massimo organo dell’azienda, avrà anche un nuovo capo in quanto Manfred Bischoff, al comando da 15 anni, ha annunciato il suo ritiro. Il nome più accreditato per sostituirlo è quello dell’attuale patriarca dell’automotive tedesca, Bernd Pischetsrieder che ha guidato prima la BMW, poi il Gruppo Volkswagen e dal 2014 è nel Cds di Daimler. Ancora più frenetiche le dinamiche a Wolfsburg dove il più grande costruttore del mondo ha annunciato che, tempo qualche anno, toglierà la leadership delle vetture 100% a batterie proprio a Testa.

Per fare un percorso del genere non si possono avere esitazioni. Ristrutturare un gigante da quasi 700 mila dipendenti, facendogli cambiare corso, non è certo uno scherzo e, anche volendo salvaguardare la forza lavoro, è chiaro che nel transitorio serve parecchia elasticità. Diess, il grande capo che ha il contratto che scade nel 2023, è determinato a centrare l’ambizioso piano di elettrificazione, anche perché ha ammesso che il suo Gruppo non rispetterà i limiti di emissioni previsti dalla UE ne quest’anno e forse neanche il prossimo. Il Ceo negli ultimi giorni ha negato di aver chiesto al Cds un prolungamento anticipato del mandato, ma le sue frizioni con il potente rappresentate dei lavoratori nel board dell’azienda, Bernd Osterloh, che gode dell’appoggio del primo ministro della Bassa Sassonia (altro azionista di Wolfsburg) Stephan Wei, non sono un segreto per nessuno.

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