Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Italia-Germania, le emissioni delle auto riaprono una polemica chiusa anni fa

La Cancelliera tedesca Angela Merkel e il premier italiano Giuseppe Conte
di Giorgio Ursicino
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Domenica 26 Luglio 2020, 18:00 - Ultimo aggiornamento: 29 Luglio, 13:38
Non c’è pace per il mondo dell’auto. Alle difficoltà del mercato, impegnato nell’uscire dalla difficile fase del post covid, ieri si è aggiunta anche una perquisizione del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Torino ad almeno tre sedi piemontesi di Fca. Gli uomini della Fiamme Gialle si sono mossi su indicazione della procura della città sabauda che, a sua volta, ha agito su richiesta di una rogatoria internazionale della magistratura tedesca. L’oggetto dell’indagine è l’eventuale manipolazione del software delle centraline dei propulsori diesel per ridurre soprattutto le emissioni di ossidi di azoto nelle fasi di omologazione rispetto all’utilizzo normale.

La vicenda sembra essere un’ulteriore richiesta di chiarimenti anche perché la stessa procura piemontese aveva già indagato sull’argomento nel 2017 archiviando il dossier con un nulla di fatto. La procura di Verona, inoltre, ha fatto lo stesso sulla posizione della più grande casa tedesca. La Germania, invece, dopo aver appioppato alcune multe ai costruttori di casa, sostiene dall’inizio che anche alcune casa estere avrebbero usato dispositivi simili, ritenuti illegali, ed ecco la coda della vicenda nata nel 2015 che negli Stati Uniti si è ampiamente conclusa è in tutti gli altri paesi non è mai decollata, Francia compresa.

La procura di Francoforte, che si sta occupando del caso, ha disposto anche controlli in 7 sedi del gruppo italo-americano in Germania. L’ipotesi di reato contestata sarebbe quella di frode in commercio perché il consumatore avrebbe acquistato un veicolo con le performance sostanzialmente diverse da quelle promesse e, per di più, nel settore della salute e del rispetto ambientale. L’azienda si è mostrata tranquilla e, attraverso un portavoce, ha fatto sapere di aver collaborato con le forze dell’ordine e di continuare a farlo per chiarire definitivamente la vicenda.

Le sedi interessate alla visita dei finanzieri sono state quelle di Mirafiori, Lingotto e Orbassano dove c’è il centro ricerche. Nel mirino pare ci siano i progetti e i risultati dei test. L’indagine internazionale è stata coordinata da EuroJust, unità giudiziaria dell’Unione Europea. I magistrati non avrebbero ascoltato manager di Fiat Chrysler, ma da rumors trapelati le attenzioni sarebbero concentrate su 9 persone, nessuna delle quali indagate. Come spesso avviene, alcune associazioni dei consumatori si sono gettate nel polverone cercando di mettere in difficoltà l’azienda italiana: fino al chiarimento della vicenda, hanno chiesto la sospensione del prestito di 6,3 miliardi con garanzia statale.

Un aiuto per uscire dalla crisi di liquidità causata della pandemia che quando questa vicenda sarà chiarita probabilmente non servirà più. Intanto l’Antitrust sempre di Bruxelles ha messo in stand-by l’indagine approfondita sulla fusione Fca-Psa per quanto riguarda i veicoli commerciali. Una manovra che fa parte dell’iter: essendo l’istruttoria molto complessa le due aziende non hanno fornito la risposte richieste nei tempi e questo ha fatto scattare la “sospensione”. Il procedimento riprenderà quando arriveranno le informazioni, abbastanza in fretta se si vuole siglare il closing della fusione entro i primo trimestre 2021.
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