Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Intesa dà il via libera al prestito di 6,3 miliardi ad Fca: il finanziamento 6,3 deve essere utilizzato in Italia

Messina, numero uno di Intesa San Paolo
di Giorgio Ursicino
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Mercoledì 27 Maggio 2020, 12:37 - Ultimo aggiornamento: 30 Maggio, 09:17
Il consiglio di amministrazione di Intesa San Paolo si è riunito ieri mattina e, come previsto, a deliberato il prestito da 6,3 miliardi per sostenere le attività di Fca in Italia in questa difficile fase di ripartenza. Lo stop delle attività produttive e il quasi azzeramento del mercato hanno creato una voragine di liquidità all’azienda mettendo in seria difficoltà tutta la filiera automotive che in Italia vale oltre 100 miliardi di euro, coinvolge 10 mila aziende e genera lavoro per oltre 200 mila addetti. Una situazione contemplata dal Decreto Liquidità che prevede prestiti con garanzia pubblica (Sace) all’80% che possono arrivare al 25% del fatturato della società nel nostro paese.

Perché venga formalizzata l’erogazione delle cifra l’iter del dossier deve essere ancora completato. Dopo l’ok della Sace, ci sarà un passaggio al ministero dell’Economia che, dopo aver fatto le sue verifiche emanerà un decreto. Il provvedimento ministeriale, prima di essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, dovrà avere il via libera anche dalla Corte dei Conti. Delle famose garanzie una sola è super vincolante ed è il cardine anche dell’accordo Intesa-Fca: più prestito dovrà essere utilizzato interamente per finanziare le attività italiane di Fiat Chrysler. Per prima cosa dovranno essere retribuiti i dipendenti, poi i fornitori strategici per la produzione degli stabilimenti nella Penisola.

Ma non basta, una consistente parte di liquidità andrà a coprire gli investimenti nel nostro paese per la mobilità ecologica, il cui piano era fortemente lanciato e che bisogna evitare che perda velocità per sfruttare i vantaggi sui mercati ed evitare penalizzazioni. Un progetto che l’azienda italo-americana non ha illustrato nei dettagli complessivi ma che vale 5 miliardi ed è sotto gli occhi di tutti anche perché le nuove attività sono tutte partite. Un piano che servirà ad ammodernare l’azienda e che potrà garantire la salvaguardia di tutti gli impianti produttivi e di blindare la forza lavoro.

La produzione di modelli elettrificati è già partita in tutte le fabbriche, dal polo torinese specializzato in auto a batterie, a Pomigliano e a Melfi. All’ufficializzazione dell’intesa fra il colosso dell’auto e l’istituto di credito, sono ripartite le polemiche su altre condizioni vincolanti che non riguardano questa fase emergenziale e che non erano sul tappeto neanche prima. La cosa strana e che le proteste più accese provengono dal partito di maggioranza che ha avuto un ruolo chiave nell’approvare un decreto che ora contesta.
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