Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Ferrari, non sparate sul pianista: dopo i piloti anche i box possono sbagliare

Perez avanti a tutti nel finale del Gran Premio di Montecarlo
di Giorgio Ursicino
4 Minuti di Lettura
Lunedì 30 Maggio 2022, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 31 Maggio, 09:58

Sorpresa. Non è andata come doveva. Con una prima fila tutta rossa, dando l’impressione di una netta superiorità, i ragazzi di Maranello smontano le tende dal Principato abbastanza bastonati. E con la sensazione che si poteva fare di più. Molto di più. Il trofeo dei Ranieri, uno dei più prestigiosi del motorsport assegnato dal 1929, finisce nella dignitosa bacheca di Sergio Perez, al terzo successo su 229 GP disputati. Il messicano non è un predestinato come Leclerc o Verstappen. Né tanto meno una leggenda vivente come Lewis Hamilton. È un ex giovane promessa che solo nella fase matura della sua carriera ha avuto l’opportunità di guidare la macchina migliore. Con le rigide strategie della Red Bull, il dottor Marko e il team principal Horner lo considerano solo lo scudiero di Max Verstappen. Ieri per Checo, come lo chiamano in patria, è filato tutto liscio perché la sorte e le strategie hanno voluto che, al momento topico, fra lui e il compagno olandese ci fosse il ferrarista Sainz.

Così, il muretto non ha potuto chiedere a Perez di dare strada al capo. Alla fine alla Red Bull è andata alla grande lo stesso e a festeggiare con le coppe dei Principi erano tutti sorridenti. Horner, con due macchine sul podio in un tracciato ostico per loro; Max, che ha allungato in classifica su Leclerc e Checo che ha reso felice un intero popolo. Quindi, l’ordine d’arrivo è più o meno capovolto rispetto alla gerarchie: primo Perez, secondo Sainz, terzo Verstappen (respinto il ricorso della Ferrari contro le Red Bull che avevano oltrepassato la corsia di accelerazione in uscita dalla pit lane) e solo quarto un delusissimo Leclerc che, ancora una volta, deve masticare amaro nel GP di casa. Un tracciato che, oltre tutto, si adatta perfettamente alla sua guida spettacolare. Come è avvenuto l’imprevisto ribaltone? I ferraristi si sono comportati come Fantozzi facendo karakiri?

Col senno di poi è evidente che qualche scivolone c’è stato. Il risultato, in ogni caso, è l’essenza di Montecarlo: se parti in testa vinci e puoi tenerti tranquillamente dietro un rivale 3 o 4 secondi più veloce. Se accade il parapiglia, però, può succedere di tutto, specialmente con la pioggia. Ed è quello che accaduto ieri. In realtà, gli animi erano abbastanza infuocati, soprattutto quello del Principino che si è sentito “tradito” dagli strateghi del suo box.

La tesi del padrone di casa non fa una grinza: «Se sei in testa con 7 secondi di vantaggio non puoi arrivare quarto a Monaco. Io voglio bene a tutti, ma la squadra mi deve aiutare di più. Sono cresciuto e ho perso le staffe solo a caldo. Alla ripartenza ero tranquillo e rassegnato...». Sarà.

Il team, però, è bello strigliato. Mattia Binotto incassa le colpe e getta acqua sul fuoco: «Dobbiamo analizzare, forse non tutto è andato come pensavamo. Anche la Fia ci ha messo del suo: entrambe le Red Bull hanno tagliato la linea rientrando in pista e questo, secondo me, non si può fare. Chiederò spiegazioni». Prima del via si è scatenato il temporale e la partenza è stata posticipata. Tutti i piloti, poi, hanno preso il via con le “full wet” dietro la safety car. La corsa, nonostante le pozzanghere sull’asfalto viscido, è scivolata via noiosa fra la bellezza del paesaggio. Si avvicinava il momento di cambiare gomme, è lì che si sarebbe decisa la gara. Il vantaggio rassicurante e due Rosse in testa lasciano abbastanza tranquilli. Ma a Montecarlo non si può.

Come non si supera in pista, le strategie possono fare miracoli. Chi sta dietro ha il diritto di fare la prima mossa. Chi è in testa ha l’onore di marcare. Il primo a fermarsi era Sergio e ripartiva con le intermedie. Doveva marcarlo Carlos, ma spiegava via radio cosa bisognava fare: «La pista è quasi asciutta, aspettiamo e passiamo alle slick». Era la scelta giusta, ma è bastata per mandare in tilt il programma. Non fermandosi Sainz, veniva richiamato Leclerc, ma Checo aveva recuperato molto con le intermedie.

Quando Carlos decide che era il momento di fare il salto rientrava anche il compagno furioso per aver utilizzato le intermedie solo per pochi chilometri. Era un disastro. Con il secondo pit stop di Perez per montare le slick, Carlos poteva passare in testa, ma nel giro di rientro trovava una Williams che non gli dava strada e doveva accodarsi al messicano. L’interruzione della gara perché Schumi junior spezzava la sua Haas alle Piscine non cambiava nulla. Quinto al traguardo un eccellente Russell, l’unico ad avere concluso tutte le prime 7 gare fra i primi 5.

© RIPRODUZIONE RISERVATA