Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Ferrari, l'armonia del team è sacra: per inseguire il titolo bisogna remare tutti nella stessa direzione

Charles Leclerc co la Ferrari a Montecarlo
di Giorgio Ursicino
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Martedì 31 Maggio 2022, 10:49 - Ultimo aggiornamento: 1 Giugno, 12:23

È vero, per come stavano le cose, peggio di così non poteva andare. La Scuderia era in testa con due piloti. La strategia dell’undercut, con l’asfalto umido e freddo, non funzionava. Bastava comportarsi come avrebbe fatto un bambino e la Coppa del Principe era in cassaforte. Ma la Formula 1 non è un gioco da ragazzi. Ci sono decine di ingegneri davanti ai computer più veloci del pianeta che analizzano una situazione semplice semplice e che in tempo reale deve trasformarsi in una decisione concreta. Sembrerà strano, ma è così: a volte la ciambella riesce senza buco. Al “Monte” non c’è prova d’appello. È impossibile riparare all’errore. Se è in testa al gruppone al momento tipico potrebbe vincere il GP più prestigioso anche Latifi con la Williams. Un pilota che, su un tracciato normale, viene risucchiato in un boccone. È il fascino del Principato. La pole vale la vittoria. Se chi parte al palo, però, finisce nel traffico, non c’è niente da fare. Lì rimane.

Lo sa bene Leclerc che, nei 30 giri finali, non ci ha nemmeno provato ad attaccare Verstappen, nonostante avesse la monoposto più in forma su quell’infernale taboga. Ed a fine gara il pilota più vincente di tutti i tempi è dovuto andare dall’analista dopo essere stato nella coda di quel vecchietto di Alonso che aveva deciso di conservare le gomme. Un tempo Maurizio Arrivabene, l’attuale Ceo della Juventus e all’epoca team pricipal del Cavallino, commentò così una situazione simile: «A volte, invece di ascoltare i computer, conviene guardare fuori dalla finestra...». Scherzava Maurizio perché non è così: quando hai fatto ingenti investimenti per gli strumenti poi li devi usare, anche se un aspetto banale può diventare complesso. È inutile ripercorrere la serie di errori commessi dagli strateghi di Maranello. Sono tutti evidenti e fanno solo male.

Li ha perfino riconosciuti il responsabile di tutte le attività Mattia Binotto che ha detto che il Principino ha fatto bene ad usare la frusta. L’ingegnere nato in Svizzera ha il non facile compito di amalgamare l’aspetto tecnologico con quello umano, a volte un’arte difficile.

Anche lo sfogo del Predestinato è naturale. Provateci voi a soli 24 anni a finire per l’ennesima volta fuori dal podio dopo che tutto il mondo aveva sentenziato che quella corsa era la tua. Davanti ai tifosi di casa fra i quali c’era la dinasty nobiliare pronta a premiarti. Ci sarà rimasta male anche la Principessa Charlène. Certo Charles è andato giù con la clava, non solo a caldo, ma anche a tiepido. Ma non può essere gelido come Hamilton che ha vinto più di 100 GP, fatto più di 100 pole e conquistato 7 Mondiali. Una squadra perfetta si costruisce in anni di lavoro, non si può dare un colpo di spugna per un pomeriggio andato male.

«La squadra mi deve aiutare di più», ha tuonato ai microfoni. Ma benedetto ragazzo, vuoi che qualcuno nel team non faccia il 100% pur di vederti felice? Non è questo il punto. È un errore e anche il più incredibile ci sta. Il buon Carlos quest’anno ha già ammucchiato 4 o 5 volte la SF-75 fuori pista. Lo vogliamo sculacciare? Papà Mattia lo ha sempre difeso a spada tratta. E qualche sbavatura l'ha fatta anche Charles, cosa che non hanno ancora fatto Hamilton, Verstappen ed anche Rassell, l’unico ad arrivare al traguardo sempre nei primi 5. Non è il momento di incolpare nessuno.

Si faranno delle analisi e chi ha sbagliato si cospargerà il capo di cenere, ma bisogna restare tutti compatti, altrimenti il bersaglio grosso volerà via. L’amichevole equilibrio che c’è fra i due galletti è sacro e tale deve restare. Il rapporto fra i piloti e la squadra è scritto nei contratti e va gestito con buon senso perché quando ci sarà bisogno i due sapranno cosa fare. Nel momento più incandescente a calmare Charles non c’era nessuno del muretto dei box ma il presidente Elkann in persona. E poi, l’intuizione di Carlos è stata geniale. Se avesse fatto altrettanto Leclerc, nessuno gli avrebbe scippato il Trofeo. 

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