La crisi dei semiconduttori sta mettendo forte pressione su tutti i costruttori di auto. La carenza degli approvvigionamenti supera le aspettative e i dati di produzione sono peggiori di quelli dello scorso anno quando la pandemia era più forte. Ieri Stellantis ha comunicato i suoi che non fanno eccezione. Dai numeri, però, emerge un lavoro a tutto campo del Gruppo per mantenere la guidance per l’intero anno, il primo del gigante italo-franco-americano. Nel terzo trimestre sono stati consegnati in tutto il mondo 1.131.000 veicoli con un calo del 27% rispetto allo stesso periodo del 2020. La mancanza di chip ha inciso ancora di più sulla produzione pianificata: -30%, mancano all’appello circa 600 mila vetture. Molto diversa è invece la contrazione dei ricavi scesi del 14%, a 32,5 miliardi.
Ciò è dovuto al lancio di numerosi nuovi modelli dal costo unitario più significativo, da una miglior qualità delle vendite e, soprattutto, dall’espansione elettrificata che si trascina dietro più tecnologia e, quindi, prezzi più alti. Basso lo stock, sceso sotto le 700 mila unità, quasi 150 mila delle quali di proprietà. Da gennaio a settembre le vendite sono passate da 3,7 a 4,3 milioni di esemplari, il fatturato è salito da 89 a 108 miliardi. Il direttore finanziario Richard Palmer ha spiegato agli analisti che per mantenere un margine operativo di circa il 10% non ci dovranno essere ulteriori problemi in Nord America e in Europa. Palmer ha confermato la leadership dei commerciali nel Vecchio Continente con una quota del 32% e quella delle auto in Brasile, Argentina e tutta l’America Latina.
Sono stati sottolineati sforzi e impegni nel campo delle batterie che attireranno gli investimenti maggiori i prossimi anni.
La pandemia è alle spalle. Lo scorso anno la vendita quasi raggiunta della compagnia di riassicurazioni americana PartnerRe, di proprietà al 100% della Exor ai francesi di Covea, era “saltata” per l’improvviso arrivo del virus. Ieri, con un comunicato congiunto, la holding della famiglia Agnelli e il colosso transalpino del settore hanno annunciato di aver firmato un memorandum d’intesa per il trasferimento del gruppo Usa. Forse la trattativa sul punto d’arrivo era stata solo congelata visto che i termini sono più o meno gli stessi. PartnerRe è stata valutata 9 miliardi di dollari (7,7 miliardi di euro) proprio come un anno e mezzo fa. Il contratto finale sarà siglato entro l’anno, dopo l’approvazione degli organi delle due società e l’operazione portata a compimento nel corso del 2022. L’intesa era nell’aria visto che ieri il titolo Exor ha toccato il suo massimo storico a 82 euro.