Giorgio Ursicino
MilleRuote
di Giorgio Ursicino

Euro 4: cosa accadrà il prossimo anno a 10 milioni di auto in Italia

Il traffico in città
di Giorgio Ursicino
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Lunedì 20 Dicembre 2021, 12:22 - Ultimo aggiornamento: 22 Dicembre, 20:08

La “qualità dell’aria”. Un argomento importante che vale la salute dei cittadini. E forse dovremo abituarci a cambiare un po’ le nostre abitudini sull’altare della sopravvivenza. Un tempo erano solo gli ecologisti più praticanti a lanciare certi allarmi o a mettere in atto delle proteste. Ora lo scenario è cambiato e, complici le variazioni climatiche e l’innalzamento delle temperature del pianeta ormai i principali temi dei summit internazionali, il fronte ambientale è diventato estremamente corposo e, soprattutto, compatto. Anche la gente comune ha capito ed è pronta ad affrontare qualche disagio per limitare questo problema. Certo, i pubblici amministratori a cui spettano le decisioni sul traffico devono usare tutto il talento per non prendere decisioni pretestuose e fuori luogo che possono mettere a soqquadro la vita della gente in un paese che ha i mezzi pubblici decisamente inadeguati.

La vecchia auto endotermica che popola le strade del mondo (40 milioni solo nel nostro paese) non ha più difensori ed è pronta ad essere impallinata dai potenti della Terra. Tutti, senza esclusione. Anche la rocciosa lobby dei costruttori ha alzato bandiera bianca. Anzi si è gettata sulla nuova mobilità che è il futuro e rappresenta il business più attraente. Cosa succederà ora agli oltre 10 milioni di proprietari di auto Euro 4 e precedenti? Nulla di nuovo perché si tratta di una prassi senz’altro fastidiosa, ma ormai consolidata. Se come europei vogliamo essere i primi ad azzerare la C02 dobbiamo affrontare anche questi ostacoli e, con l’aiuto dei decisori politici, superarli. Tarando la velocità del cambiamento su un ritmo che possa essere sostenibile. Certo, una patata bollente non facile da pelare. D’altra parte, se non togliamo della circolazione la vecchie auto dalle strade, oltre a non vendere più le nuove con motore a scoppio, sarà impossibile raggiungere l’inquinamento zero che resterà solo un miraggio.

Così come otterremo ben poco dal punto di vista ambientale se non alimenteremo tutte la auto elettriche solo con energia pulita.

Nel nuovo secolo siamo ormai abituati a questi strappi. Disagi sì, ma non è mai morto nessuno. Sono ormai diversi anni che nel centro delle grandi città non si possono più utilizzare le vetture Euro 0. E poi anche le Euro 1 e Euro 2 (tutte insieme diversi milioni). Ora, su pressione dell’UE che non tollera più lo sforamento dei limiti dei veleni nell’aria (qui non si parla di CO2 che è un climalterante, tutta un’altra cosa) si aggiungeranno anche le Euro 4. E poi, è scontato, pure le Euro 5. Fino al paradosso della precedente amministrazione capitolina che faceva prigioniere anche le diesel Euro 6 appena targate nelle giornate di traffico limitato. Una follia più che un paradosso. Anche perché le stesse vetture venivano premiate con gli ecobonus governative.

Una ricetta amara da digerire, ma se vogliamo cambiare il volto delle nostre metropoli per le generazioni future non c’è altra strada. Lo stop riguarderà solo la parte più centrale delle città e, come è giusto che sia, non ci saranno eccezioni. In periferia e nei percorsi extraurbani, le Euro 4, come anche quelle più vecchie, potranno tranquillamente continuare a girare. Finora nessuna vettura è mai stata messa fuori legge per principio. Non ci sarà nessuna differenza di età rispetto all’anno di immatricolazione, ma farà fede solo l’appartenenza ad una determinata “categoria” (la Euro). Certo un paese può chiedere una deroga, magari subendo un richiamo o pagando una multa. Ma Draghi per primo è convinto che le eccezioni alle regole comunitarie devono essere il meno possibile per non finire dietro la lavagna.

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