Audi, assalto a Dakar con una belva elettrica: tecnologia a confronto, è duello con la nuova Toyota V6 termica

L'Audi RS Q e-tron impegnata nel Sahara
di Giorgio Ursicino
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Mercoledì 20 Ottobre 2021, 18:59 - Ultimo aggiornamento: 24 Dicembre, 10:01

Il Nord e il Sud dell’Africa. Il Marocco e la Namibia. Le dune del deserto del Sahara e quelle, a testa in giù al sole dell’altro emisfero, del Kalahari. In questi due scenari da favola stanno preparando l’elettrizzante sfida i due più grandi costruttori del mondo. L’assalto alla Dakar. Il simbolo dell’avventura, la maratona più impervia della Terra. Il gruppo Volkswagen, attraverso il suo glorioso brand Audi, ha deciso di scendere in campo al massimo livello nei raid, una delle categorie più dure e impegnative del motorsport. E la Toyota, da anni impegnata nella competizione, non ha certo ammainato lo stendardo. La casa di Nagoya è pronta a rispondere con un veicolo collaudatissimo anche se quasi completamente inedito per adeguarsi ai diversi regolamenti che renderanno ancora più performanti le regine dell’off road. Entrambi i costruttori sono convinti sostenitori che le competizioni hanno la finalità prima di migliorate il prodotto di serie.

Sarà una delle battaglie più appassionanti che si sia mai combattuta nell’automobilismo sportivo. I due bolidi del deserto, infatti, hanno ben pochi punti in comune, sono completamente diversi. E rappresentano due approcci e due visione quasi opposte. Che in qualche modo rispecchiano le filosofie concettuali delle due case. Da una parte l’Audi, senza dubbio all’avanguardia della tecnica. Un marchio che fa scelte estreme che, quasi sempre, spiazzano i rivali rivelandosi la soluzione. Dall’altra, un gigante che sa regolare la velocità di crociera come pochi altri, introducendo solo cambiamenti di cui si ha la certezza assoluta. Questa stessa impostazione i due marchi, espressione dell’eccellenza tecnologica, l’hanno in qualche evidenziata anche di fronte alla svolta del millennio. La transizione ecologica, che porta alle “zero emission” e alla società “carbon free”. Siamo quasi certi che i tecnici dei due Gruppi, nei loro bunker dei centri ricerche, stanno lavorando su temi molto simili. Nelle dichiarazioni strategiche, però, emerge il Dna delle aziende.

L’Audi cavalca il cambiamento: quando le cose bisogna farle, è meglio farle in fretta per essere gli apripista. La Toyota ha una posizione più “riflessiva” e qualche volta ha avvisato il mondo che siamo di fronte ad un business complesso di quasi cento milioni di veicoli l’anno e bisogna tener presenti mille risvolti prima di lasciare definitivamente «la vecchia strada per la nuova».

Sia come sia, solo chi ha la sfera di cristallo può dire qual’è la ricetta azzeccata. Le due case, in ogni caso, stanno preparando lo scontro che anticiperà i tempi. I Quattro Anelli si muovono con una provocazione. Affronteranno la corsa più lunga e più estrema con un prototipo esclusivamente a trazione elettrica. Ma l’autonomia e l’affidabilità non dovevano essere il tallone d’Achille dell’auto a batterie? Niente affatto. E questa potrebbe essere il via libero definitivo.

Il mostro ha due propulsori derivati della Formula E, uno per asse in modo da avere i pesi perfettamente distribuiti e la trazione integrale. La potenza complessiva è di circa 700 cavalli “ecologici”, quindi perfettamente modulabili e immediatamente disponibili, un vantaggio enorme nella guida in fuoristrada. La spinta è alimentata da un accumulatore da 50kWh (peso 370 kg) che a sua volta è ricaricata, oltre che dal recupero di energia in frenata, da un terzo motore elettrico simile ai primi due che si avvale di un due litri turbo utilizzato nel DTM. La RS Q e-tron (il nome dell’astronave) è in grado di percorrere senza problemi anche la tappa marathon di oltre 800 km. La belva ha avuto un gestazione brevissima che conferma l’autorevolezza dei tecnici.

Nata da un foglio in bianco, è stata iniziata a progettare poco più di un anno fa ed ha acceso i motori per la prima volta il 30 giugno, esattamente sei mesi prima dell’inizio delle ostilità. Da lì e partita una serie di prove in Germania, in Spagna e poi in Marocco. Le tre ellisi rispondono con un bolide tradizionale, ma molto più efficiente che, per la prima volta, è equipaggiato, invece che con il grande V8, con il “piccolo” V6 biturbo del nuovo Land Cruiser. Totalmente nuovo il contatto con il terreno fondamentale alla Dakar. Pneumatici da 37 pollici invece che 32, battistrada aumentato da 245 a 320 mm (incredibili i miglioramenti per il galleggiamento e le forature), l’escursione delle sospensioni aumentata da 280 a 350 mm. Stravolti tutti quelli che potevano essere i punti deboli dell’Hilux GR PKR che, con al volante il principe Nasser Al-Attiyah ha già dominato la corsa nel 2019.

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