Lampi
di Riccardo De Palo

Quando il cinema di fantascienza sbaglia clamorosamente previsioni

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Martedì 6 Gennaio 2015, 16:26
Gli sceneggiatori di Hollywood talvolta mancano proprio di immaginazione. A trent’anni dal primo film della serie Ritorno al futuro, e a 26 dal secondo, ambientato proprio nel nostro 2015, quali previsioni sono state azzeccate dal team capitanato da Robert Zemeckis, e quali invece ”toppate” clamorosamente? Gli altri film ambientati ai nostri giorni, in cosa sono stati precursori di grandi cambiamenti? Soprattutto, in cosa hanno sbagliato?


La prima grande previsione mancata è proprio l’avvento di Internet. Una rivoluzione non da poco. Non c’è traccia di una Rete globale onnipresente nella trilogia di Zemeckis, dove anzi si comunica via fax e la carta è ancora onnipresente. Non solo; non ci sono neppure gli smartphone e i tablet. Il film non imbrocca neppure il grande uso di macchine volanti - a tutt’oggi assai di là da venire, se si eccettua il recente boom dei droni; e anche l’idea di scarpe da jogging che si allacciano da sole si è rivelata, con il senno di poi, una scommessa azzardata.


I TEMI


Su altri temi Zemeckis mostra di avere visto nel giusto. È il caso degli schermi televisivi giganti, del grande uso del cinema in 3D (anche se si tratta ancora oggi di un mercato di nicchia), come il trailer-ologramma dello Squalo (giunto nella finzione cinematografica alla sua diciannovesima edizione) che sembra cercare di addentare il giovane Marthy-Michael J. Fox, che se la cava con un bello spavento. Quanto allo skateboard volante, unhoverboard, ancora non se ne vedono in giro; ma c’è chi sta cercando di svilupparne uno, partendo proprio dall’idea del film. Larry Page potrebbe inoltre avere visto Ritorno al futuro II, per creare i suoi Google Glass. Ma anche di questi si sono visti soltanto prototipi, e ancora non è chiaro se comincerà davvero la commercializzazione su larga scala. Forse non ne varrebbe neppure la pena.


Ma come la mettiamo con Internet e i cellulari? Perché nei film del passato che parlano del nostro presente nessuno riesce neppure a immaginare che un computer possa essere minaturizzato?


OCCASIONI MANCATE


In Blade Runner (1982) Harrison Ford vive in un altro mondo del futuro, fatto di replicanti e di macchine volanti (anche qui, altra previsione sbagliata) ma quando si tratta di fare una telefonata cosa fa? Va in una cabina telefonica. E poco importa che inserisca una monetina per fare una videochiamata. Il cellulare non era neanche contemplato. Va detto che il racconto di Philip K. Dick da cui era stato tratto molto liberamente il film, era ancora precedente, del 1968. Ma sta di fatto che nessuno, a pochi anni dal boom dei telefonini e della Rete, sapeva (o poteva) immaginare un cambiamento del genere.


Non c’è traccia di Internet neppure in 2001 Odissea nello Spazio, dove il computer è ancora una sorta dimainframe gigante; ma almeno Stanley Kubrick una cosa l’indovina: la voce di Siri, il sistema di Apple per parlare, e porre questioni, al proprio smartphone.
Che ricorda tanto 
Hal. Steve Jobs quante volte l’avrà rivisto prima di sfornare le sue diavolerie?


LA RETE


Per trovare un film più smaccatamente profetico bisogna arrivare al 2002, a Minority Report - anche questo tratto da un racconto del più visionario tra gli autori di fantascienza, Philip K. Dick. La Rete era già una realtà, e forse la direzione in cui andava la tecnologia era già più chiara. O, forse, sono stati gli stessi giganti dell’high-tech a prendere ispirazione da Hollywood. Di certo il trionfo del touchscreen era già tutto nei gesti calibrati di Tom Cruise, che gesticola su uno schermo gigante e trasparente, come se scrivesse sull’aria.


La tecnologia multitouch, con i primi iPhone e poi la grande invasione degli smartphone Android, era già in questi piccoli gesti. Minority Report torna a insistere sulle macchine volanti (le vedremo mai veramente?) ma fa comunque scuola. 


GLI INGEGNERI


Il sistema di scansione dell’iride per identificare le persone nasce proprio da questo film; così è sempre Steven Spielberg a immaginare la possibilità di predire il futuro, per sventare in anticipo eventuali crimini. Gli ingegneri informatici hanno messo a punto algoritmi statistici; Tony Blair nel 2006 lanciò un appello per mettere a punto sistemi di prevenzione del genere; e attualmente esistono centri, come la polizia di Memphis, che si sono affidati a un elaboratore Ibm capace - si sostiene - di ridurre i reati del 30 per cento. Presto, ipotizza qualcuno, agiremo solo se l’algoritmo dirà che possiamo. Il film più profetico, paradossalmente, è proprio quello in cui si ipotizza di poter prevedere il futuro.


Ma alla Rete non aveva pensato proprio nessuno? Douglas Adams, geniale creatore di Guida galattica per astrostoppisti (da cui fu tratto un celebre e spassoso film) ci andò molto vicino; ma forse la palma di precursore assoluto spetta a WIlliam Gibson, scrittore di fantascienza che con Neuromante inaugura, nel 1984, il fenomeno del cyberpunk. Il suo protagonista è un personaggio ormai molto diffuso: un hacker che cerca di poter ripristinare il collegamento con la Matrice, la rete informatica globale. Lui sì che può dire di avere visto qualcosa «che voi umani non potete nemmeno immaginare».
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