Lampi
di Riccardo De Palo

La nave di J.J. Abrams e la rivoluzione della letteratura su carta

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Giovedì 4 Dicembre 2014, 14:16
Pare un paradosso, ma il libro più innovativo della letteratura “su carta”, almeno in questo anno appena trascorso, è certamente “S. - La nave di Teseo” scritto a quattro mani da Doug Horst e J.J. Abrams, noto come autore della serie “Lost” nonché regista dell’ultimo Star Wars. Cioè un uomo venuto dall'era del digitale. "S." è un libro che è anche una esperienza multisensoriale, vera rivincita della fiction “analogica” su carta. Un editore di ebook non potrà mai creare un libro anticato come questo, attribuito a un autore fittizio e misterioso (il ceco V.M Straka) pieno di note al margine, bigliettini, fotografie, e un’infinità di sorprese a ogni pagina. Persino l’odore sembra (ma magari è solo una suggestione) quello di un libro antico, preso in prestito da una biblioteca e - si raccomanda - “da restituire”. Un libro che tiene incatenata l’attenzione proprio come la fortunata serie di Lost, e che racconta - a strati - più storie in una, con continui rimandi, depistaggi, citazioni di altri libri inesistenti, riferimenti ad autori altrettanto inventati. Stimolando continuamente la curiosità del lettore. Il protagonista è - appunto - S. un uomo che si ritrova in una città portuale bagnato fradicio, e che ha perso completamente la memoria. Non sa chi sia, perché si trovi in questo Antico Quartiere, e soprattutto perché si ritrovi inzuppato fino all’osso. Entra in una specie di osteria, adocchia una donna che legge un  grosso libro (di un altro scrittore misterioso), ma viene addormentato con del cloroformio e si ritrova, al risveglio, a bordo di una nave surreale. Il comandante che si chiama Maelstrom, un equipaggio con le bocche cucite (e non è una metafora), un fischietto al collo per comunicare. E intanto, ai margini, note minute e scambi di messaggi (altro che chat, altro che messaggini!) tra una bibliotecaria e laureanda di una Università, e il ricercatore che indaga sull’autore del libro, misterioso almeno quanto lui.
Inizia una vera e propria Odissea di città in città, in cui si incontra uno spietato trafficante d’armi che ha corrotto mezzo mondo, una organizzazione clandestina che cerca di contrastarlo, tra luoghi sperduti e incontri stranissimi, scontri a fuoco ed eliminazioni all'antica, a colpi di veleno. La nave viene disalberata, danneggiata, ma poi ricompare ogni volta come per miracolo, con ogni pezzo sostituito e riparato. Proprio come la mitica imbarcazione di Teseo che - scriveva Plutarco - fu custodita ad Atene fino al 300 a.C., e i cui pezzi venivano continuamente sostituiti nel corso degli anni. Ispirò un celebre paradosso: la nave che viene continuamente ricostruita è effettivamente ancora quella di Teseo oppure no? E noi umani, che quotidianamente invecchiamo, sostituiamo le cellule morte con altre nuove, siamo sempre gli stessi da un giorno all’altro, da un anno all’altro?
Il viaggio di S. sembra voler rispondere a questo enigma antico quanto l'uomo. Il protagonista costruisce la sua personalità con l’esperienza, fino a diventare se stesso compiutamente. In una narrazione in cui il tempo (altro vero protagonista) rallenta, compie degli sbalzi, si cancella. Ma anche l’epilogo è illusorio, perché ci saranno sempre altri S. - o altri Vévoda, che poi è il cattivo della storia, per coprire il vuoto che lascerebbero. E anche l’umanità acquista un valore archetipico, mitico, in una esistenza che sembra sempre rimandare a nuove vite, a nuove esperienze. A un nuovo senso. J.J. Abrams, ovviamente, ha pensato anche a un trailer... Digitale.
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