Riccardo De Palo
Lampi
di Riccardo De Palo

Dal manoscritto Voynich al Disco di Festo, uno spiraglio sulle ultime scritture indecifrate del mondo

Il manoscritto Voynich
di Riccardo De Palo
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Domenica 15 Dicembre 2019, 17:23

«Usiamo tantissimo la scrittura, siamo - forse - la società più grafomane della storia del mondo; e però non sappiamo da dove provenga, chi l'abbia inventato, questo strumento che abbiamo sempre davanti agli occhi». A parlare è Silvia Ferrara, che ha voluto intitolare il suo saggio "La grande invenzione", scritto (o meglio, pronunciato) come una lunga, e accessibilissima, lezione universitaria.

Quante volte, nella storia del mondo, un uomo si è fermato a riflettere su come etichettare un prodotto, emanare ordini, fissare per sempre miti tramandati oralmente? «In realtà fino a una generazione fa, si pensava che la scrittura fosse stata inventata una volta sola, in Mesopotamia con i Sumeri, circa seimila anni fa, ma oggi la nostra visione è completamente cambiata».

Ferrara è un cervello di ritorno, che dopo anni a Londra e Oxford, ha accettato di insegnare Civiltà egee all'Università di Bologna. Il suo progetto di ricerca "Inscribe" - team multidisciplinare di dodici ricercatori chiamati a decifrare le ultime scritture misteriose del mondo - ha ottenuto finanziamenti europei (1,5 milioni di euro) e vinto il Consolidator Grant dell'European Research Council. 

LA PRIMA RIVOLUZIONE
Ci sono state nuove nuove scoperte, dagli anni Ottanta in poi. «Oggi, anche se non ne siamo ancora certi, sembra che gli antichi egizi siano arrivati prima a questa rivoluzione», anche se «riuscire a capire quando un disegno diventa segno e quindi registra il suono di una lingua specifica è una cosa complicatissima da ricostruire». Altri, lontani nel tempo e nello spazio, ci sono arrivati autonomamente: i proto-Maya nel primo secolo dopo Cristo e poi i cinesi, nel secondo millennio a.C. «Parliamo di almeno quattro invenzioni della scrittura totalmente indipendenti l'una dall'altra, senza alcun tipo di influsso dall'esterno».

Uno degli obiettivi di Inscribe è riuscire a comprendere quelle scritture (in tutto una dozzina) che ancora risultano indecifrate. Di cosa si tratta? «Quelle egee del secondo millennio avanti Cristo, per esempio, sono le prime in Europa: il geroglifico cretese, la lineare A, il disco di Festo, il ciprominoico». Poi ce ne sono altre che non conosciamo ancora bene: «Il proto-elamita e poi il Rongorongo dell'isola di Pasqua, l'unica scrittura nata in un contesto così isolato, a 3600 miglia dalla costa del Cile». Sembra che, almeno quest'ultimo, sia ora più avvicinabile. Ma «uno dei casi più famosi è certamente il manoscritto Voynich, di epoca rinascimentale».

IL MANOSCRITTO MISTERIOSO
Si è molto dibattuto sull'autenticità di questo codice illustrato, datato tra il 1404 e il 1438, che deve il nome al commerciante che lo acquistò dal collegio gesuita di Villa Mondragone, nei pressi di Frascati, nel 1912. Ma gli studi hanno fugato ogni dubbio su questo testo: «Per compilarlo è stato usato un inchiostro preziosissimo; si tratta di duecento pagine ricoperte di immagini e un testo alfabetico completamente illeggibile; è una lingua vera e propria, il problema è che non riusciamo a stabilire la corrispondenza suono-segno». Di che si tratta? «Forse di un compendio della scienza di quel tempo».

In fondo, dice la studiosa, il fatto che usiamo l'alfabeto, che ci sembra così preciso e insostituibile, è soltanto dovuto a un caso della storia: «Nella sua forma è il risultato di un sistema nato alla fine del secondo millennio a.C. in Siria, dove diviene lo strumento del potere locale e legale di questa città stato chiamata Ugarit»; eppure allo stesso tempo coesisteva un sistema molto simile, «che usava una sequenza completamente diversa, l'Halaham, che finì per essere trasmesso solo nella penisola arabica, dove morì, tra le dune del deserto». Contano la propagazione, la legittimità culturale, più che le qualità di un sistema di scrittura, per deciderne la sua longevità.
 




STUDIOSI ALIENI (E DOVE TROVARLI)
Di recente l'imprenditore visionario Elon Musk ha messo in orbita nello spazio una sua Tesla, con un evento mediatico molto seguito, ma se arrivasse un alieno a recuperarla avrebbe difficoltà a decodificare la scritta Made on Earth by Humans, fatto sulla Terra dagli umani: «La nostra scrittura è un prodotto così locale, se arrivassi da un altro pianeta non saprei capirla».

In futuro, molte cose cambieranno: «Nel mondo ci sono sei-settemila lingue diverse, ma di qui a cento anni la stragrande maggioranza si estinguerà.
Ne resteranno solo tre: il cinese mandarino, l'inglese e lo spagnolo; e si useranno sempre più le immagini». In fondo con gli emoji che usiamo nei social «ci stiamo riallacciando a una parte molto radicata in noi. Il riconoscimento facciale è un vantaggio competitivo, per noi esseri umani. Per questo vediamo faccine ovunque. Come quando guardiamo le nuvole in cielo, che ci sembrano assumere forme familiari».

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