Lampi
di Riccardo De Palo

"Città irreale", il romanzo dei giovani arrabbiati alla ricerca di un futuro a Londra

Il London Eye
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Lunedì 25 Marzo 2019, 19:23 - Ultimo aggiornamento: 19:40
«Chi si stanca di Londra, è stanco della vita», diceva Samuel Johnson. La protagonista di "Città irreale" - il romanzo d'esordio di Cristina Marconi, firma del Messaggero dalla capitale britannica - stanca di Roma, cerca una nuova vita a Londra. Alina è una giovane come tante, in cerca di futuro, ed è molto determinata: meglio un posto di segretaria nella City, che un presente incerto in Italia. Ma per favore, non chiamatela cervello in fuga. Alina è piena di rabbia: quando il fratello diligente e laureato viene licenziato, dopo una serie di ingaggi precari, la sua determinazione a restare nel suo nuovo mondo, e di evitare quello vecchio si rafforza. Non può più tornare in un Paese che «tratta i giovani come postulanti molesti», dove permane un'assurda diffidenza verso certe «forme di sperimentazione, anche folle, che altrove portano al successo».

Ma "Città irreale" - candidato nella dozzina del Premio Strega - non è solo il romanzo sulla nuova emigrazione italiana (quello che prima non c'era); è anche il romanzo di formazione di una giovane donna italiana, dal carattere (persino troppo) deciso, pronta a tutto pur di non rinunciare ai propri sogni.

A Londra Alina trova un amore corrisposto, Iain (con la "i", alla scozzese); ed è qui che i due mondi, apparentemente compatibili, cominciano a scontrarsi. Qual è il segreto che lui nasconde, e che porta la relazione a una prima, drammatica, crisi? «La quantità di cose che non ci siamo detti cresce, cresce...» Cosa porta l'amica di Alina, manager finanziaria in grande ascesa, a bere senza controllo, fino a perdere letteralmente i sensi? Qual è il nome del vuoto che si porta dentro? «Ero felice che si stesse guadagnando sul campo tutte le stellette che meritava - pensa Alina dell'amica Katie - ma più la sua carriera andava avanti, più mi spaventava immaginare tutti i pensieri che quell'identità andava comprimendo».
 
I due piani, spaziali e temporali dell'intreccio, si susseguono in un gioco di echi e di rimandi continui. I ricordi del negozio paterno, quel "Sergio Guerra abbigliamento da uomo", dove Alina restava spesso e volentieri chiusa nel retrobottega, per studiare, circondata da oggetti e slogan commerciali. Il passato doloroso di Iain, il volontariato a Reggio Emilia che appare come un'impossibile via di fuga da una relazione pericolosa. Due mondi che si sfiorano, perennemente in balia di forze contrastanti, di attrazione e di repulsione. Il referendum sulla Brexit rivela platealmente tutti i non detti. Il Regno Unito, è storia recente, finisce per rinnegare le stesse ragioni del suo successo: l'inestimabile melting pot economico, l'integrazione che diventa competitività globale. 

"Città irreale" è un romanzo che, con una lingua molto diretta e puntuale, e un intreccio ben costruito, porta inevitabilmente il lettore a riflettere. Cosa vuol dire, oggi, essere di un Paese piuttosto che di un altro? È possibile rimediare ai nostri errori? Qual è il prezzo che bisogna pagare per seguire i propri sogni? Quali sono i sacrifici che bisogna sopportare, le prove che si devono affrontare, per trovare finalmente se stessi? Un buon romanzo stimola domande, ma non necessariamente fornisce risposte.
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