Lampi
di Riccardo De Palo

Alphabet, Nest, Chrome, Google: nella Silicon Valley il nome è tutto

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Mercoledì 12 Agosto 2015, 12:43
 «Cosa c’è in un nome?» - chiedeva Giulietta al suo Romeo, aggiungendo subito dopo che «ciò che noi chiamiamo rosa, con un altro nome avrebbe lo stesso dolce profumo». Oggi, il nome di un prodotto è tutto. Dai farmaci ai titoli dei film, è la prima parola quella che conta, quella che viene indicizzata, che colpisce l’immaginario. E chi più di Google, che ha fatto delle parole chiave (e degli algoritmi per trovarle) il suo business, deve tenerne conto? 
La nuova creatura del gigante dei motori di ricerca si chiama “Alphabet”. Ma Google come sceglie i nomi dei suoi brand? Nel caso specifico, è stato lo stesso co-fondatore Larry Page a spiegare che la parola evoca «il cuore di ciò che viene indicizzato con Google search»; scomponendola si ottiene “Alpha-bet” (la scommessa di alpha), che significherebbe «ritorno dell’investimento oltre gli standard». Alphabet sarà capofila di tutta una serie di brand, a cominciare (proprio) da Google. Parola a sua volta inventata: quando Page e Sergey Brin optarono per Googol, termine coniato nel 1938 per designare il numero 1 seguito da 100 zeri. Per un caso fortuito (quando il nome fu depositato nel 1997 si sbagliarono a trascriverlo) il nome è diventato quello che oggi conosciamo. Goggle, per altro, vuol dire: strabuzzare gli occhi. 
Per qualche tempo, nella designazione dei nomi il motore di ricerca si è ispirato alla robotica. Android è il nome del sistema operativo per smatphone e tablet ideato da Mountain View. La serie di tablet chiamata Nexus è ispirata al chip Nexus 6 che dava vita ai replicanti di Blade Runner. Cioè a quel Rutger Hauer che diceva di avere visto «cose che voi umani non credereste possibili». Sotto il “cappello” (o “ombrello”, come preferiscono gli anglofoni) di Alphabet ci saranno però anche marchi acquisiti come YouTube (che con quel “you” iniziale dava l’idea di essere al servizio di tutti) e Nest (“nido”), che come evoca il nome si occupa di tecnologia per case “intelligenti”. Alphabet richiama però alla mente anche il futuro distopico di romanzi come “Il cerchio” di Dave Eggers, in cui il super social network globale si occupava anche della privacy e della salute dei suoi affiliati. Dentro la nuova scatola magica di Google ci sono brand come Life Sciences (lenti a contatto per i diabetici) e Calico, che si occupa di longevità e che riecheggia la stoffa di cotone che, a sua volta, deriva dal nome di una città indiana. Alphabet conterrà, come una matrioska, anche il fantomatico “X lab”, per l’alta innovazione. Uno dei suoi progetti si chiama Wing (ali), e il nome (fin troppo banale) indica i droni che anche Google sta cercando di utilizzare per le consegne a domicilio.
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