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di Laura Bogliolo

Gershad, l'app che sfida la "polizia morale"

Gershad, l'app che sfida la "polizia morale"
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Lunedì 15 Febbraio 2016, 00:03 - Ultimo aggiornamento: 15:00
Hanno paura di essere rintracciati, ma scrivono anche che "ogni download è un atto di protesta". Si chiama Gershad ed è un'app sviluppata da un gruppo di programmatori anonimi iraniani. Condivisione, geo-localizzazione, crowdsourcing e un sistema di avvisi. Siamo dall'altra parte del mondo (o quasi), server, social network e applicazioni non servono a individuare autovelox, il locale di tendenza del momento o il traffico.

DONNE E LIBERTA' - L'app Gershad (disponibile per Android) aiuta gli iraniani, soprattutto i giovani, a evitare i "vigilanti della moralità", "morality watchdogs" come li chiama il Washington Post.  L'applicazione consente di segnalare in quali strade si trovano i posti di blocco. Siamo a Teheran, dove le donne devono indossare l'hijab, il copricapo musulmano, così come cappotti larghi o mantelli. Dove non si devono tenere comportamenti pubblici "inappropriati". A vigilare tra l'altro sull'abbigliamento delle donne e a redarguirle per aver indossato un «hijab non consono», la polizia della moralità, la polizia religiosa: Gasht-e-Ershad. Gli agenti si posizionano in posti di blocco mobili, checkpoint da evitare se non si vuole incorrere in sanzioni o ancor peggio finire davanti a un tribunale.

Gli sviluppatori hanno spiegato al Washington Post che dopo 48 ore l'applicazione era stata scaricata da 10 mila utenti. Sul sistema di messaggistisca iraniano Telegram un solo post è stato visto da 127 mila utenti.

LA CENSURA - Il gruppo (rimasto anonimo nell'intervista per motivi di sicurezza) ha spiegato che dopo 24 ore l'app è stata bloccata. Ora gli sviluppatori stanno utilizzando Psiphon, un software in grado di aggirare la censura. Gli sviluppatori sono sicuri che proseguiranno i tentativi di sabotare l'app. "Si tratta di un'idea innovativa e credo che porterà a sviluppare molte altre applicazioni creative per affrontare il divario tra la società e il governo in Iran", ha detto alla Reuters Hadi Ghaemi, direttore esecutivo della Campagna internazionale per i diritti umani in Iran. Ghaemi ha spiegato che l'applicazione è stata sviluppata da iraniani che ora si trovano all'estero e che hanno vissuto sulla loro pelle la "vigilanza" della polizia morale.
 


 
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