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di Luca Cifoni

Quel 27,4% del Pil tra sommerso e criminale

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Martedì 18 Novembre 2014, 13:02 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 08:13
"Corruzione e evasione valgono in Italia160 miliardi, il 10 per cento del Pil" ha twittato Matteo Renzi dall'Australia, dove partecipava al vertice G20 che aveva tra i suoi obiettivi proprio la lotta alla corruzione. La rilevanza dei due fenomeni nel nostro Paese è ben nota, ma avventurarsi in stime precise non è sempliccissimo, nemmeno per gli statistici ed economisti. Il 10 per cento evocato dal premier può far venire in mente la stessa percentuale citata dal governatore della Banca d'Italia pochi giorni prima in un suo intervento sul contrasto all'economia criminale: Visco si riferiva però alla quantificazione del "sommerso criminale". Il dato a cui ha fatto riferimento il governatore proviene da uno studio realizzato un paio di anni fa da alcuni economisti della Banca d'Italia, che si proponevano di misurare la cosiddetta "economia non osservata" (quella sommersa più quella criminale) partendo dal presupposto che queste attività prediligono per ovvi motivi il contante e dnque contribuiscono ad aumentarne la richiesta. I risultati, riferiti agli anni 2005-2008, parlano di un'economia sommersa pari al 16,5 per cento del Pil, stima coerente con quella realizzata dall'Istat attraverso altri metodi. Il sommerso è la teorica base imponibile delle tasse evase, che quindi sono una parte di questa cifra. Ma poi c'è anche l'economia illegale che dovrebbe valere il 10,9 per cento, come ricordato da Visco. Il totale, 27,6 per cento, fa sinceramente un po' paura.
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