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di Luca Cifoni

Le tasse sul lavoro che aumentano anche se nessun politico lo ha deciso

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Domenica 14 Aprile 2019, 20:04 - Ultimo aggiornamento: 21:09
Tasse del lavoro sempre più alte in Italia? Questo sembra dire il rapporto dell'Ocse Taxing wages ("La tassazione degli stipendi") uscito pochi giorni fa. Il nostro Paese si colloca al terzo posto, dopo Belgio e Germania, nella classifica del cosiddetto "cuneo fiscale" ovvero l'insieme di imposte e contributi obbligatori che gravano sulle retribuzioni, sia a carico del lavoratore che del datore di lavoro. Il 47,9 per cento del 2018 (nel caso del dipendente con stipendio medio e senza carichi familiari) risulta in crescita rispetto al 47,7 dell'anno precedente, a fronte di una media Ocse del 36,1%. I due decimali di aumento sono riferiti alla quota (31,4%) pagata dal solo lavoratore, che dunque porta a casa poco meno del 69 per cento della retribuzione lorda. Lo svantaggio dei lavoratori italiani è più ampio nel caso di famiglie monoreddito con figli a carico, sebbene la misura percentuale del prelievo sia minore per effetto delle relative detrazioni d'imposta.

Allora ci si può domandare: tra il 2017 e il 2018 il prelievo sugli stipendi è aumentato? La risposta è no: aliquote e detrazioni Irpef sono rimaste le stesse, così come i contributi sociali versati dal lavoratore. Restando sul caso del lavoratore medio, l'Ocse aveva calcolato per il 2017 una retribuzione lorda di 30.838 euro l'anno, che l'anno successivo è passata a 31.292 (con un incremento di circa l'1,5%, appena superiore all'inflazione) per adeguarsi alla dinamica complessiva dei salari. Il nuovo importo, dedotti i contributi sociali sui quali non si paga imposta, corrisponde ad un imponibile Irpef di 28.323 euro: valore che si pone al di sopra della soglia dei 28 mila euro a partire dalla quale scatta un'aliquota marginale del 38%, invece che del 27. L'imponibile 2017 si collocava immediatamente al di sotto del limite. Riassumendo: lo stipendio più alto ha fatto scattare un gradino di tassazione maggiore, che ha generato - per la precisione - un incremento del prelievo dello 0,27%. Ed è proprio questo incremento (lievemente ridotto in quanto applicato alla retribuzione totale e arrotondato) che si è scaricato sul cuneo fiscale complessivo facendolo appunto crescere dello 0,2%. Insomma le tasse sul lavoro sono aumentate anche se nessun politico ha deciso di farlo. Gli economisti lo chiamano "fiscal drag" e da noi era un fenomeno ben noto negli anni Settanta-Ottanta.
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