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di Luca Cifoni

La leggenda della staffetta generazionale

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Martedì 10 Marzo 2015, 22:13
Molti in Italia sono convinti che le recenti riforme delle pensioni, oltre a incidere sui progetti di vita di molti lavoratori e a penalizzare gravemente un certo numero di "esodati", abbia avuto un altro effetto negativo: comprimere gli spazi di occupazione per i giovani in una fase resa già difficilissima dalla recessione. Anche il governo ha in qualche modo fatto riferimento a una visione di questo tipo ipotizzando di prepensionare un certo numero di dipendenti pubblici per fare posto a nuove leve di ragazzi.

Quest'idea però, nonostante la sua apparente ragionevolezza, non trova particolari conferme nella letteratura economica. Ed anche una rapidssima scorsa alle statistiche internazionali permette di rilevare che nei Paesi in cui il tasso di occupazione giovanile (tra i 15 e i 24 anni) è più alto del nostro, lo è anche quello degli ultracinquantacinquenni in attività. È vero che da noi il primo indicatore è sceso a un misero 16,3, in corrispondenza con la prolungata crisi economica, mentre quello relativo all'occupazione degli "anziani"  è salito al 42,7 per cento proprio in virtù delle nuove regole previdenziali. In Germania però le percentuali sono rispettivamente 46,9 e 63,6 per cento e in Olanda addirittura 62,3 e 60. Negli Stati Uniti l'occupazione giovanile è il 47,6 per cento e quella dei senior il 61,3.

Insomma dove il mercato del lavoro è dinamico probabilmente crea occasioni per tutti, soprattutto quando si calmano i marosi della recessione. E la staffetta generazionale? Avrebbe senso se intesa come affiancamento e passaggio di competenze tra lavoratori anziani e giovani, Ma questa da noi pare un'idea complicata da realizzare, se non forse nelle piccolissiime imprese.
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