Ovviamente una misura del genere, che potrebbe essere modificata in Parlamento, non rappresenta una svolta per nessuno e tanto meno per il ciclo economico. Tuttavia dal punto di vista del costo per lo Stato si tratta di una somma non gigantesca ma nemmeno trascurabile, circa 1,7 miliardi. Poco meno della metà del gettito dell'Imu sull'abitazione principale il cui ripristino, nel 2012, è passato alla storia come il simbolo di un'oppressione fiscale insopportabile. Per quel tributo il versamento medio è stato di 225 euro per la generalità dei contribuenti, e di circa 195 per quelli con un reddito compreso tra 10 mila e i 26 mila euro ossia - tra i dipendenti - la fascia maggiormente avvantaggiata dall'aumento della detrazione Irpef.
Nessuno però ha presentato il certo sgradito versamento dell'Imu come una questione da 19 (o 16) euro al mese. Non solo perché questa imposta si versava in due rate mentre quella sul reddito viene trattenuta ai dipendenti ogni mese (qualcuno in realtà aveva anche pensato a concentrare il beneficio Irpef in un solo mese, per renderlo più visibile). La psicologia cognitiva ci insegna che gli esseri umani sono più portati a far caso alle brutte notizie che a quelle positive: si chiama "negativity bias". Ma come italiani forse ci stiamo spingendo oltre.
© RIPRODUZIONE RISERVATA