Covid, la variante inglese colpisce
un'infermiera già vaccinata

Covid, la variante inglese colpisce un'infermiera già vaccinata
di Antonello Plati
4 Minuti di Lettura
Sabato 6 Marzo 2021, 10:00 - Ultimo aggiornamento: 7 Marzo, 17:49

Primo caso accertato, in provincia di Avellino, di contagio della variante inglese del nuovo Coronavirus. Si tratta di un'infermiera in servizio nell'area di terapia subintensiva del Covid Hospital dell'Azienda Moscati. La donna, come tutti i sanitari della città ospedaliera, è vaccinata contro il Covid-19, ma ciò, come noto, protegge dalla malattia ma non impedisce di contrarre l'infezione e di trasmetterla ad altri. 

Appena accertata la positività dell'infermiera è stato avviato uno screening straordinario tra gli operatori del reparto: in giornata il laboratorio di Virologia e Microbiologia renderà noti i risultati.

Si tratta, come detto, del primo caso accertato di variante inglese, ma potrebbero essercene molti altri considerando la recrudescenza epidemica registrata negli ultimi giorni in Irpinia. Infatti, quasi un contagio su 5 di quelli registrati, in Italia, dall'inizio di febbraio è da ricondurre a questa modificazione del virus. È quanto emerge da un'indagine di prevalenza condotta dall'Istituto superiore di sanità (Iss) per dare una misura della presenza della più recente versione di Sars-CoV-2 nel nostro paese.

LEGGI ANCHE Covid Italia, il bollettino di oggi 

Anche in Irpinia, dunque, la variante inglese sta prendendo piede. Con ogni probabilità, è più contagiosa. Non è certo, invece, che sia più aggressiva, sebbene alcune indagini abbiano evidenziato la comparsa del Covid-19 in forma severa in alcuni dei pazienti contagiati. Non è assolutamente in discussione l'efficacia dei vaccini. Al di là di quello con cui si è immunizzati, tutte le evidenze al momento disponibili hanno confermato la risposta immunitaria anche in caso di variante inglese. La notizia del contagio dell'infermiera ha scosso ulteriormente l'ambiente. A Contrada Amoretta, in particolare al pronto soccorso, la situazione è allarmante. Travolti dalla terza ondata, con il Covid Hospital pieno (36 pazienti nelle aree verde e gialla, 5 in terapia intensiva), medici e infermieri stanno buttando il cuore oltre l'ostacolo (come d'altronde fanno da un anno a questa parte). Per far fronte all'emergenza, sono stati riconvertiti in area Covid sia la Medicina di urgenza sia la Pneumologia. Al momento, oltre al Covid Hospital, sono tre i reparti con posti letto riservati ai contagiati (l'altro è Malattie infettive). Inoltre, anche nel plesso Landolfi di Solofra sono ricoverati una ventina di Covid.

Video

Il pronto soccorso rischia il collasso: nel pomeriggio di ieri, con tutte le sale mediche piene, si sono riviste le ambulanze in fila che per ore non hanno avuto la possibilità di sbarellare. Con largo anticipo, era stato il Nursind a sollecitare la direzione strategica a prendere provvedimenti per evitare il congestionamento: «Quanto sta succedendo era ampiamente prevedibile», dice la segretaria territoriale del Nursind, Romina Iannuzzi. «Adesso l'auspicio è che la direzione strategica prenda provvedimenti urgenti per allentare la pressione sul pronto soccorso. La riconversione di alcune Unità in area Covid è cosa buona, ma è anche vero che in questo modo aumenta il carico di lavoro per l'Emergenza che, con questi numeri, rischia il collasso».

Continua la mobilitazione per il Landolfi di Solofra, dove sono, sì, stati trasferiti i degenti Covid ma è sospesa l'attività degli altri reparti. «Di fatto dice Licia Morsa, segretaria generale della Fp Cgil di Avellino - è stato eliminato un presidio ospedaliero. Più di duecento professionisti sono stati sparpagliati sull'ambito provinciale e le loro specialità sostituite dal nulla. Abbiamo chiesto chiarezza e la Regione non ha risposto. Troppo presa dalla terza ondata, dai vaccini, dalla necessità di fare quello che sa fare meglio, nella nostra sventurata terra, tappare la bocca a chi non la pensa come lei e chiudere tutti dentro. Regole che poi alla fine, abbiamo scoperto, valere solo per alcuni e non per tutti». Un quadro che non fa che peggiorare: «Al Landolfi è tornato il Covid e lo sta affrontando personale sanitario che ha una media superiore ai cinquant'anni. Come sempre, nessuno si tira indietro, ma domani, quando l'emergenza sarà finita, avranno tutti un luogo di lavoro certo o saranno, come è già successo, sottoposti alla guerra psicologica che si è vista dopo la fine della prima ondata?». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA