Per il pre-triage esterno sono state collocate tre tende. Nella prima c’è l’accoglienza del malato dove un infermiere provvede a distribuire il materiale sterile. Nella seconda un medico valuta i sintomi denunciati dal paziente che se necessario viene trasferito nella terza tenda dotata di letti per la breve osservazione. In ogni caso quando viene accertato il contagio i malati vengono trasferiti immediatamente negli ospedali romani abilitati alla cura di questa terribile malattia infettiva. I medici e gli infermieri del pre-triage hanno anche fatto presente le condizioni impossibili in cui sono costretti ad operare a causa delle protezioni di biocontenimento. Ogni sanitario a contatto con i pazienti deve infatti indossare: un camice di materiale idrorepellente, dei calzari, un cappuccio, la mascherina e degli occhiali di plastica. In queste condizioni i medici e gli infermieri che fanno dei turni di 10 - 12 ore trovano difficoltà perfino se si devono fermare per bere un caffè. La disponibilità del materiale di biocontenimento non è tanta per cui gli operatori una volta indossati gli indumenti di protezione monouso sono costretti a tenerli per tutto il turno. Solo gli occhiali possono essere riutilizzati dopo opportuna sanificazione.
Proteste anche per i turni di lavoro massacranti. «Per il momento - afferma un medico che lavora ai Castelli - la situazione nei nostri nosocomi sembra abbastanza tranquilla. Speriamo che non sia la quiete che preannuncia la tempesta». I sanitari dei Castelli purtroppo non possono rilasciare dichiarazioni pubbliche e molte proteste sono spesso sottaciute. Anche tanti operatori dei mezzi di trasporto e di soccorso si sono dichiarati preoccupati perché a causa della pressante richiesta le sanificazioni delle autoambulanze avverrebbero con ritardo e a volte senza le dovute cautele.
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