E' morta Vita, la cagnolina beagle liberata da Green Hill: era il simbolo della lotta alla vivisezione

Un momento della liberazione di Vita
di Remo Sabatini
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Giovedì 7 Marzo 2019, 18:35 - Ultimo aggiornamento: 18:37

La cucciola Vita era divenuta il simbolo della lotta alla vivisezione. Le immagini della sua liberazione dal centro di Green Hill, avevano fatto il giro del mondo.
Dieci, cento mani, l'avevano portata via da quel carcere per animali e la foto che la ritrae, incorniciata dal filo spinato della recinzione, è entrata nella storia. Attivisti animalisti e ambientalisti e gente comune. Tutti avevano manifestato per mesi. Tutti avevano urlato il loro no alla vivisezione. E ora erano tutti lì, chi di persona, chi con il cuore, a combattere l'ultima, sorprendente battaglia. 

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Così, lei, insieme a tanti altri cuccioli destinati alla vivisezione che veniva operata nel famigerato centro di Montichiari, ce l'aveva fatta. Da quel giorno, era il 28 aprile del 2012, anche per lei sarebbe iniziata una nuova vita, fatta di affetti e di quella normalità che, la piccola, di soli due mesi, avrebbe imparato a comprendere crescendo.


A quel punto, più indifesa che mai e inconsapevole della sua notorietà, la piccola era stata adotta dalla famiglia Mancin dove, nei primi anni, aveva goduto di ottima salute e mille coccole e felicità. Avevano scelto di chiamarla Vita proprio per sottolineare quello aveva rappresentato. Un simbolo di rinascita che non doveva essere dimenticato. Poi, però, negli ultimi tempi Vita si era ammalata. 
Non è dato sapere, almeno con assoluta certezza se, quei problemi legati alle prime manifestazioni di epilessia potessero essere collegati alla detenzione di Montichiari, così come è inutile sottolineare che, la cucciolona, avrebbe ricevuto tutte le cure necessarie per tentare la sua guarigione.

Quello che è certo è che a Vita, così come ad altri suoi compagni del vecchio centro di Green Hill, il destino aveva dato una preziosa, seconda possibilità.
Almeno fino a due giorni fa, quando la piccola, a seguito della malattia, se n'è andata per sempre.
Cento mani, quell'aprile di 7 anni fa, l'avevano accolta, accompagnata, accarezzata.
Quelle mani che, oggi, sono diventate centinaia di migliaia, milioni, forse di più.
La accolgono ancora una volta. Poi, la salutano. La stanno accompagnando nel suo ultimo, struggente viaggio.
 

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