Tartaruga trovata con la pinna amputata da una lenza e lo stomaco pieno di plastica: Robin lotta per la vita

Robin, la coraggiosa e sfortunata tartaruga marina con la pinna amputata da una lenza e lo stomaco pieno di plastica (immagini concesse dal Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone)
di Remo Sabatini
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Domenica 22 Novembre 2020, 17:03

Una pinna amputata da una lenza e lo stomaco pieno di plastica. Così, in due parole, si riassume la drammatica storia recente di Robin, uno splendido esemplare di Caretta caretta che sta lottando per sopravvivere al Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone, in Calabria, dove è arrivata domenica scorsa. Sì, perchè se c'è una tartaruga da salvare, data la comprovata e urgente necessità, non c'è "zona rossa" che tenga. «Eravamo stati allertati da un SOS lanciato dagli uomini della Guardia Costiera di Messina poco prima delle 9 del mattino, ricordano Filippo e Tania del Centro. Avevano recuperato un esemplare di caretta caretta in estrema difficoltà, segnalato da un subacqueo».

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La tartaruga, infatti, se ne stava sul fondo del mare dentro un groviglio di lenza.

Con una pinna ormai penzolante, lacerata dal nylon e l'impossibilità di tornare in superficie per respirare, se non si fosse riusciti ad intervenire per tempo, per quel povero animale sarebbe stata la fine. Così, una volta recuperata, era stata portata immediatamente presso il Centro di Brancaleone dove erano iniziate le cure. «La ferita era grave ed esposta, spiegano, inoltre il suo stomaco era pieno di plastica». Piano piano, Robin, come fin da subito era stata ribattezzata la tartaruga ferita, aveva ricominciato a mangiare e ad espellere, grazie alle terapie, i primi frammenti di plastica. Frammenti che continua ad rilasciare ancora oggi, a diversi giorni dal recupero.

E allora, come sta Robin? Ce la farà? «Le sue condizioni, spiegano a Il Messaggero, sono ancora critiche. Dobbiamo aspettare ancora qualche giorno per vedere l'esito delle prossime radiografie. Anche per questo, confidiamo di averle dato un nome beneaugurante». Già, perchè Robin? «L'abbiamo chiamata così perchè, con quella vistosa medicazione intorno al carapace, sembra un arciere pronto a scoccare le sue frecce». Ed una di quelle frecce, come sottolinea Tania, deve averla già scoccata. "Sì, è vero. Alla nostra Alice, una volontaria che in questi giorni ci sta aiutando al Centro, cui ha toccato la coscienza, con tutti quei frammenti di plastica che continua ad espellere e che galleggiano nella sua vasca". Così, mentre Robin continua a lottare tra la vita e la morte, il Centro di recupero lancia un appello. "Dall'inizio dell'anno abbiamo soccorso e curato oltre 50 esemplari. Noi ce la mettiamo davvero tutta ma abbiamo bisogno di aiuto per salvare le nostre amate tartarughe, le ambasciatrici del mare".

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