Lo smart working con il cane? Norme inutili, vince sempre lui

Lo smart working con il cane? Norme inutili, vince sempre lui
di Marco Pasqua
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Martedì 25 Agosto 2020, 11:08
Nell'ultima riunione di lavoro, Sunny non ha fatto altro che abbaiare, rendendo di fatto impossibile ad Andrea di esporre i dati dell'ultima relazione di bilancio. Incidenti di percorso dello smart working, che ogni padrone di cane e/o gatto potrebbe raccontare. Del resto, vogliamo negare ai nostri migliori amici di essere i signori indiscussi delle nostre case? Vogliamo negare loro quel bisogno viscerale di stare accanto a noi e, soprattutto, di avere sempre le nostre attenzioni, anche quando, ahinoi, dobbiamo darle a chi ci consente ogni mese di comprar loro le crocchette? Non esiste un bon ton del cane in smart working, solo tanta fortuna: vietato chiuderlo in un'altra stanza (troppo crudele e, soprattutto, lo porterebbe a lamentarsi di più), bisogna soltanto sperare che non interferisca troppo con i nostri collegamenti in videochat. Insomma: il padrone resta sempre lui. Secondo un sondaggio sul collegamento tra animali e smart working, nel 40% dei casi la presenza del pet durante il lavoro da casa ha regalato momenti di spensieratezza e alleviato lo stress (40%) creando una bella atmosfera in casa (44%). E ancora, il 76% degli intervistati ha dichiarato che una maggiore presenza in casa della famiglia ha reso visibilmente più felice il proprio cane o gatto.
marco.pasqua@ilmessaggero.it
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