Siberia, dal permafrost spunta un cucciolo di leone delle caverne perfettamente conservato: ha 28mila anni

Siberia, dal permafrost spunta cucciolo di leone delle caverne perfettamente conservato: ha 28mila anni
di Riccardo De Palo
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Mercoledì 11 Agosto 2021, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 12 Agosto, 09:27

Il surriscaldamento globale ha avuto effetti nefasti in Siberia, dove il permafrost si sta scongelando, contribuendo in maniera ancora più grave ai cambiamenti climatici. Ma il fenomeno ha anche riportato alla luce animali ormai estinti, o comunque risalenti a migliaia di anni fa. L’ultimo caso, riportato dalla Cnn, riguarda un cucciolo di leone delle caverne, recuperato in una remota zona artica. Un esemplare così perfettamente conservato che - se non sapessimo che è morto 28mila anni fa -  si direbbe addormentato, e sul punto di svegliarsi da un momento all’altro. 

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La pelliccia dorata, a un esame più attento, appare leggermente intaccata dal fango.

Ma i suoi organi mummificati sono perfettamente conservati, così come i denti e la pelle. Il leone siberiano, a cui è stato dato il nome di Sparta, è uno dei due esemplari di questo felino delle caverne, oggi estinto, trovati tra il 2017 e il 2018 da cacciatori di mammuth, sulle rive del fiume russo  Semyuelyakh. Inizialmente, si era pensato che i due esemplari fossero due fratellini, perché erano stati trovati a quindici metri di distanza tra loro. Ma gli studi compiuti successivamente hanno dimostrato che Boris, l’altro leone mummificato, risale a molto prima, 43.448 anni fa per la precisione. «Sparta - ha detto al network americano Love Dalen, professore di genetica dell’evoluzione a Stoccolma - è forse l’esemplare di animale dell’era glaciale meglio preservato che sia mai stato trovato. Si tratta di una femmina, e persino le vibrisse si sono conservate perfettamente. Boris non si è conservato altrettanto bene». 

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Dalen è tra gli autori di uno studio internazionale compiuto sui due cuccioli mummificati, pubblicato sulla rivista scientifica specializzata Quaternary. In base alle rilevazioni, si è appurato che entrambi avevano tra uno e due mesi di età, quando sono morti, di cause imprecisate. Forse erano malati, perché non ci sono segni di ferite inferte da predatori. 

Una tac ha rivelato danni al cranio, dislocazioni delle vertebre, e altre deformazioni nei due scheletri. Si direbbe, secondo Dalen, che siano morti per una valanga, o siano caduti in una buca del permafrost, che stagionalmente può spaccarsi per la differenza di temperatura esterna. Nell’era glaciale, la Siberia non era desolata come oggi. Ci vivevano mammuth, lupi della tundra, orsi, rinoceronti lanosi, bisonti, e anche leoni delle caverne, detti anche delle steppe. Questi ultimi erano molto più grandi dei leoni africani di oggi. 

Lo studio ha permesso di scoprire che il pelo della “Panthera spelaea” era molto simile a quello sei suoi parenti africani. Il manto era tuttavia molto più spesso, per permettere a questi animali di adattarsi al rigido clima siberiano.

In passato sono stati ritrovati molti altri esemplari di animali oggi estinti, come un rinoceronte dal manto peloso, un orso delle caverne, anche un cucciolo di cane, che erano un tempo comuni nelle steppe siberiane. A volte, questi ritrovamenti sono stati compiuti da cercatori di zanne di mammuth, che hanno un grande valore tra i collezionisti, e come alternativa all’avorio degli elefanti. Il prossimo passo sarà il sequenziamento genetico di Sparta, per capire come questo animale si sia evoluto nei grandi predatori felini dei nostri giorni.

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