Nemmeno le profondità degli oceani, purtroppo, sembrano uscire indenni da quella che ormai, è divenuta una vera e propria emergenza ambientale.
Come ha dimostrato uno studio della Newcastle University, pubblicato sul Royal Society Open Science journal che evidenzia lo stato di salute di luoghi pressochè inaccessibili come la leggendaria Fossa delle Marianne.
Lo studio ha testato, tra gli altri, una serie di campioni di piccoli crostacei recuperati dagli abissi più profondi e le successive analisi hanno dato risultati impressionanti.
In tutti gli animali analizzati provenienti da quelle acque pressochè inaccessibili, sono state trovate tracce di plastica. Dal Nylon al Pvc, la lista è variegata e multicolore.
Tracce così piccole che, soprattutto in luoghi come quelli, dove il nutrimento scarseggia, sono stati scambiati per cibo. Esattamente come accade in superficie alle balene e agli altri animali marini.
Con quasi 11mila metri sotto il livello del mare, la Fossa delle Marianne è la più profonda depressione oceanica conosciuta.
Protagonista, un tempo, di mirabolanti romanzi e di leggende che l'avevano eletta ad una specie di misterioso Monte Olimpo sottomarino, oggi è stuprata dalla noncuranza dell'uomo che continua a disseminare i propri scarti in giro per il pianeta. Così, anche laggiù, di leggendario sembra rimasto ben poco.
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