Quando sono apparsi, nel buoi pesto delle profondità dell'oceano, avevano stentato a crederci. Placidi, nuotavano lentamente attorno alle esche. D'altro canto, ad oltre 8mila metri di profondità, la vita di quel mondo parallelo scorre piano, quasi al rallentatore. E probabilmente è stato proprio grazie alla lentezza di quel mondo ancestrale che le telecamere degli studiosi di un team internazionale sono riusciti a scovarli frantumando in un attimo, qualsiasi record precedentemente conosciuto. Quella che è già stata definita un'impresa, è riuscita ad un team di ricercatori della University of Western Australia capitanato dal Professor Alan Jamieson, in collaborazione con alcuni studiosi giapponesi. Teatro della spedizione, le acque profonde dell'Oceano Pacifico del sud del Giappone dove, grazie alla imbarcazione di Ricerca DSSV Pressure Drop, era l'estate scorsa, sono state posizionate speciali telecamere.
Le ricerche e l'attesa lunga 15 anni
Da lì, dopo un'attesa durata 15 anni, questo il lunghissimo periodo indicato dall'inizio dello studio, indicato dallo stesso Jamieson, tempo 2 mesi e sarebbe accaduto tutto. «Le aree prese in esame, ha spiegato il direttore della spedizione, sono stare due: la Izi-Ogasawara e la Ryukyu trenches, fosse oceaniche rispettivamente a 8.000/9.300 metri e 7.300». E sarebbe stato proprio nella Izu-Ogasawara che si sarebbe verificato il primo avvistamento. Alcuni esemplari di snailfish, meglio noti con il nome di pesci lumaca, erano finiti di fronte agli obiettivi.