Il detective acchiappa-animali: «Mi chiamano per cani e gatti, ma ho recuperato anche un pipistrello»

Il detective acchiappa-animali: «Mi chiamano per cani e gatti, ma ho recuperato anche un pipistrello»
di Valeria Arnaldi
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Giovedì 21 Gennaio 2021, 08:29 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 13:39

Controllare la scena, cercare tracce, fare domande - molte - a chi era presente al momento della scomparsa o potrebbe comunque avere informazioni utili, come un vero detective. E immedesimarsi, come farebbe un attore, nel soggetto lontano, provando a immaginarne emozioni e necessità per tentare di anticiparne le mosse e, soprattutto, le “rotte”. Senza dimenticare l’uso della tecnologia, dalle foto-trappole fino ai droni. È così che conduce le sue ricerche Gianluca Baldon, 50 anni, che da oltre venticinque lavora come “acchiappa-animali”, ossia nel recupero di pet smarriti, e nel 2008, ha fondato il progetto Autobau, servizio di trasporto di animali dal veterinario.

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La maggior parte delle chiamate che riceve, però, è sempre per qualche “indagine”: cani, gatti, ma anche serpenti, scoiattoli e via dicendo, fino ad arrivare a casi eccezionali, come la richiesta di intervento per un pipistrello entrato in un museo. La figura del “detective” per animali scomparsi o scappati è nata negli Usa ma, negli ultimi anni, si è diffusa anche in Italia. Gli specialisti nel nostro Paese sono ancora pochi, ma il fenomeno è in crescita. Baldon, nel tempo, ha sviluppato un personale stile di investigazione,cheunisce nozionidi etologia e veterinaria con il metodo Stanislavskij per la recitazione, basato sull’approfondimento psicologico del personaggio, qui ripensato nell’ottica dell’animale. E poi tecniche di ricerca. Sale sui tetti, controlla nei condotti, scende nei tombini, ovunque lo porti l’intuito. «Ho iniziato a occuparmi di recupero animali nel 1994 - racconta - e, dopo quindici anni di lavoro all’Enpa, ho avviato una mia attività.

All’epoca non c’erano realtà simili, oggi ce ne sono alcune. Di base sono a Milano, ma lavoro in tutta Italia, sono stato chiamato pure in Francia e in Svizzera. La ricerca di un animale non è semplice e va condotta come un’indagine verae propria. Iomi immedesimo, tento di ipotizzare dove, nella fuga, possa essere andato il pet.

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IL PRIMO PASSO Il primo passo per farlo è sentire i proprietari per capire il carattere dell’animale, le sue abitudini, la situazione nel momento in cui è scappato». Occorre fare molte domande. «Capita che la gente non dica la verità, non subito almeno. Ricordo una coppia, alcuni anni fa: il marito aveva perso il cane della moglie e l’animale era stato investito. L’uomo, inizialmente, aveva parlato di un’aggressione, poi si è scoperto che aveva lasciato libero il cane. I due avevano già problemi e quella è stata la scintilla per la separazione». Il carattere dell’animale aiuta a comprendere le sue possibili reazioni alla paura, dalla fuga alla ricerca di un nascondiglio.

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IL PASSATO Anche il suo passato incide. «Spesso a scappare sono cani adottati da poco, quindi parlo con le associazioni presso le quali vivevano prima di entrare in una famiglia». A ciò si aggiunge la tecnologia. «La parte principale è sempre quella delle domande - spiega Baldon - però a volte uso foto-trappole, come quelle usate nei documentari per intenderci, ossia fotocamere da posizionare nei luoghi nei quali penso che l’animale possa andare a mangiare. Utilizzo i droni per ricerchein campiapertima solo per i cani. I gatti tendono a nascondersi, bisogna ragionare diversamente e immaginare cosa possano vedere come un rifugio. Se il felino non è abituato a uscire di casa, probabilmente non si allontanerà troppo, se è stato educato a uscire potrebbe invece arrivare anche molto lontano. Ho ritrovato un micio dopo tre giorni, a diciotto chilometri dalla sua abitazione». Cani e gatti sono la parte più consistente del lavoro ma non mancano altri animali. «Sono stato chiamato per serpenti scappati da una casa ed entrati in quelle dei vicini, per pappagalli e per uno scoiattolo, che, fuggito da un’abitazione, ho ritrovato poi nel cortile di un ristorante stellato molto noto di Milano».Tra i tanti animali salvati, pure un pipistrello. «Anni fa, sono stato chiamato alla Pinacoteca di Brera per un pipistrello che stava sopra la “Madonna della Candeletta” di CarloCrivelli. Fortunatamente era giorno, dormiva, non è stato difficile prenderlo. È stato molto più complicato il recupero di un piccione in una mostra su Dalì». 

 

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