Taiji, l'industria giapponese dei delfinari uccide dieci delfini e ne rapisce quattro: le drammatiche immagini

La cattura di quasi un centinaio di esemplari

La selezione dei delfini imprigionati a Taiji (immag social diffuse da Dolphin Project e LIA)
di Remo Sabatini
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Lunedì 5 Dicembre 2022, 15:20

Alla fine, dopo quasi due giorni di lotta in mare, il bilancio ha fatto registrare l'uccisione di dieci delfini e il rapimento di altri quattro. Nulla, rispetto a ciò che ci si poteva aspettare, o quasi. Perché l'ennesima strage avvenuta nelle acque giapponesi di Taiji era iniziata con la cattura di quasi un centinaio di esemplari di delfini dal naso a bottiglia, la specie che siamo abituati a vedere saltare a comando nei parchi marini e nei delfinari. Un pod enorme composto da decine di famiglie, piccoli terrorizzati compresi che, intercettati al largo, erano stati spinti nella baia teatro della successiva selezione. Sì perché per quanto incredibile possa sembrare, stavolta sono andate in scena le selezioni per un numero di posti limitato agli esemplari più intriganti.

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Bellezza, intelligenza, età e intraprendenza.

Queste, alcune delle caratteristiche ricercate dai talent scout armati di reti e fiocine che hanno significato la sopravvivenza per i quattro fortunati prescelti che, imprigionati in un batter d'occhio, come documentato dalle immagini diffuse da Dolphin Project e L.I.A. sono già al lavoro in un bacino poco distante con gli addestratori. Tempo qualche settimana, infatti, entreranno finalmente nel mondo dello spettacolo. E poco importa se non vedranno mai più quel mare e quelle famiglie cui sono stati strappati. Lo spettacolo deve continuare. Come quello che ha impregnato del sangue di altri dieci esemplari indegni del palco ma non del banco frigo. E tutti gli altri? Per ora sono stati sospinti al largo. Tanto, prima o poi, dicono da quelle parti, torneranno comunque. 

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