Pettirossi con la polenta: le ricette tradizionali minacciano le specie rare. Il bracconaggio e le torture ai “richiami”

Dal Veneto alla Sardegna: i piatti tipici aumentano il rischio estinzione

Pettirossi con la polenta: le ricette tradizionali minacciano le specie rare. Il bracconaggio e le torture ai “richiami”
di Giuseppe Scarpa
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Sabato 29 Gennaio 2022, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 25 Settembre, 15:36

Dai pettirossi nella polenta in Veneto, “la polenta e osei”, ai fringuelli rosolati in Toscana, “uccellini alla maremmana”. Dalle uova della berta maggiore fritte all’isola di Linosa ai lucarini allo spiedo in Lombardia, “lo spiedo bresciano”, fino alla “taccula”, una ricetta sarda che prevede di cucinare lo storno. Piccoli, fragili, indifesi e anche (ma non per tutti) prelibati. Così, ogni anno, si assiste allo stesso macabro rito del bracconaggio: la mattanza degli uccellini protetti. Migliaia di esemplari vengono uccisi, brutalmente e illegalmente, per i piatti della tradizione. Illegalità poi fa rima con mercato nero. Quindi business. Soldi.


Nel vasto panorama gastronomico italiano esistono tantissime ricette, tante quante sono le regioni del Belpaese che mettono a serio rischio l’esistenza di diverse specie protette.

A lanciare l’allarme è uno dei massimi esperti di bracconaggio in materia, il tenente colonnello Claudio Marrucci, comandante del Reparto Operativo del raggruppamento carabinieri Cites, che avverte: «attenzione alcune ricette oggi sono dannose per la sopravvivenza di numerose specie».


INDAGINE
Forse, tra le tante indagini di questo speciale reparto dell’Arma, quella che più di tutte fotografa al meglio la caccia illegale alla selvaggina è l’inchiesta Free wild life. I numeri dicono tutto, migliaia di uccelli uccisi e un volume di affari che sfiorava il milione di euro all’anno. La banda di bracconieri, composta da otto persone finite ai domiciliari nel 2018, rifornivano clandestinamente i ristoranti di mezza Italia. Il loro terreno di caccia era l’Aspromonte in Calabria.
Ma come si muovevano? Per ogni postazione, riuscivano a catturare 200 - 300 esemplari al giorno, per un valore sul mercato clandestino che oscillava dai 25 a 100 euro a seconda della specie. Un Cardellino (Carduelis carduelis) veniva venduto anche a 50 euro, un Verdone (Carduelis chloris) intorno ai 25 euro, un Frosone (Coccothraustes coccothraustes) tra i 60 e i 100 euro, un Verzellino (Serinus serinus) sui 30 euro.


CRUDELTÀ
L’utilizzo degli uccelli come richiami è una pratica particolarmente crudele legata al bracconaggio. Colpisce ogni anno migliaia di piccoli uccelli migratori. I volatili utilizzati come richiami vivi sono catturati, rinchiusi in piccole gabbie e sottoposti per tutta la vita a una detenzione durissima. Un'esistenza di sofferenze. Sono tenuti forzatamente al buio e spesso sono anche accecati in modo che perdano la percezione del tempo e cantino pure fuori stagione. Il loro canto splendido diventa strumento di morte.

Vengono utilizzati dai cacciatori, in autunno e in inverno, come "richiami" per attirare altri uccelli selvatici. Vengono messi vicino alle reti, con il loro cinguettio e il mangime gettato a terra attirano altra selvaggina. Poi il bracconiere, quando la rete è carica la tira su, come fosse una rete da pesca e cattura decine di esemplari. In altri casi vengono appese verticalmente tra gli alberi. Tra le loro maglie, come fosse la tela di un ragno, si impigliano i pettirossi, i fringuelli, i lucarini. Le femmine vengono uccise, si spezza il collo. «Una pratica crudele», accusa Marrucci. Alcuni maschi vengono risparmiati per diventare nuovi "richiami" che, con il loro canto, attireranno i loro simili, involontariamente, verso la morte e poi nei piatti di molti ristoranti.
 

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